È una giornata dedicata alla pace quella che inizia il nuovo anno. Un buon auspicio la lettera fatta recapitare nei giorni scorsi dal presidente siriano Bashar Assad a Papa Francesco per ringraziarlo per le sue prese di posizione sulla Siria. Non si è stancato di invocare la pace, papa Francesco, con la veglia a San Pietro del settembre scorso, continuando a richiamare i credenti di ogni fede alla preghiera, invitando i non credenti a desiderare la pace. Tutti insieme, ha chiesto, “i credenti con la preghiera e i non credenti con il desiderio”. La pace è “artigianale”, ha suggerito nel messaggio Urbi te Orbi del giorno di Natale. Un modo per dire che bisogna costruirla, con pazienza e tenacia. Assad ha scritto al papa per la sua personale credibilità, ma anche riconoscendo il ruolo diplomatico della Santa Sede per risolvere una crisi che deve trovare uno sbocco. Il messaggio consegnato dalla delegazione di Damasco al segretario di Stato Parolin è in realtà rivolto alla comunità internazionale. Speriamo sia un inizio.
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Primo Natale di Papa Francesco
Quando parla papa Fracesco i passaggi a braccio contengono sempre un significato, come una chiave segreta. Nel messaggio urbi et orbi, alla città e al mondo, del suo primo Natale, suggerisce che la pace e “artigianale”, che significa da costruire, come fa l’artigiano, abituato a creare oggetti con le mani, con pazienza, seguendo un progetto. Chiedendo la pace per la Siria invita i credenti di ogni credo religioso a non stancarsi di pregare, ma poi, a braccio, chiama in causa i non credenti, invitandoli a coltivare il desiderio della pace. Insomma, in nome della pace chi crede preghi, chi non crede desideri, chiede papa Francesco, con un appello all’umano che tutti può unire. Come quell’invito -così dolce- alla tenerezza.
Nell’omelia della messa di Natale, 8 minuti densi, la luce e le tenebre, l’invito a non aver paura. “Non temete, ripete il papa con le parole usate dagli angeli con i pastori, duemila anni fa”.
Natale. Le tenebre e la luce
Siamo popolo in cammino, dice con Isaia papa Francesco nell’omelia della messa di Natale. Parla di tenebre e luce intorno a noi e anche dentro di noi. Usa due parole chiave: camminare, vedere. Parla di Dio che è luce e di un popolo che invece “alterna momenti di luce e di tenebra , fedeltà e infedeltà, obbedienza e ribellione; momenti di popolo pellegrino e momenti di popolo errante”. In un passaggio a braccio ripete “popolo in cammino”, ma specifica che il “popolo pellegrino non vuole essere popolo errante”. I pastori, ultimi ed emarginati del loro tempo, furono i primi a ricevere l’annuncio, spiega, perchè vegliavano, come fanno i pellegrini. Dio Paziente, luce che rischiara le tenebre, “misericordia e padre che perdona sempre”, conclude papa Francesco a braccio, ripetendo le parole degli angeli ai pastori: “non temete”. Il 25 dicembre giorno di Natale, giorno di una nascita, coincide per papa Bergoglio con il giorno del suo battesimo.
Natale di speranza e di fraternità, ma anche di giustizia
Natale di speranza e di fraternità, ma anche di giustizia, augura papa Francesco all’Angelus dell’ultima domenica di avvento.
Parole, le sue, dal forte impatto sociale. Con occhi abituati a vedere, anche dall’alto della sua finestra, il Papa è colpito da uno striscione con lo slogan “i poveri non possono aspettare”, che lo induce a ricordare chi manca di una casa, perché non l’ha mai avuta o perché l’ha persa. Riflette sul legame tra famiglia e casa, parla di Gesù, che non è nato in una casa ma in una stalla, ed è arrivato solo successivamente alla sua casa a Nazareth.
Dalla sua finestra Papa Francesco vede anche le bandiere dei manifestanti arrivati Roma in nome dei diritti. Chiede loro di non abbandonare la via del dialogo, di respingere le tentazioni dello scontro e della violenza. Poco prima aveva parlato di san Giuseppe, uomo buono e giusto, che non aveva serbato rancore.
Poi gli auguri di Natale. Alle parole speranza e fraternità papa Francesco aggiunge, sottolineandola, la parola giustizia.

Natale festa della fiducia e della speranza
L’udienza generale del 18 dicembre è stata per papa Francesco l’ultima del 2013, la trentesima dal 27 marzo.
Un milione 548.500 i biglietti d’ingresso distribuiti in questi mesi, senza contare le persone arrivate ogni settimana in zona piazza prive di biglietto. All’inizio si pensava che nell’arco di qualche settimana la folla sarebbe diminuita, invece è avvenuto l’opposto. In diverse occasioni sono stati necessari dei maxi-schermo anche in Piazza Pio XII e via della Conciliazione, trasformata in zona pedonale.
E’ l’effetto Francesco, che ha ispirato una parola nuova, “papafrancescanesimo”. Per soddisfare le richieste per la messa quotidiana a santa Marta sarebbero già coperti gli anni fino al 2017.
Nel Natale “Dio si rivela non come uno che sta in alto e che domina l’universo, ma come Colui che si abbassa, discende sulla terra piccolo e povero”, sottolinea il papa nell’ultima udienza proma di Natale. Poi aggiunge a braccio che “è una cosa brutta quando si vede un cristiano che non vuole abbassarsi, che non vuole servire, un cristiano che si pavoneggia”. E conclude: “quello non è cristiano, quello è pagano. Il cristiano serve, si abbassa. Facciamo in modo che questi nostri fratelli e sorelle non si sentano mai soli!”
Buon compleanno, tenero-combattivo, papa Francesco
Il tempo che ha alle spalle dà sapore a quello che ha davanti. Papa Francesco compie 77 anni portati con gran disinvoltura.
Ha un modo di vivere il tempo ordinato e organizzato, ma nel contempo imprevedibile e aperto alle sorprese. In appena 9 mesi di pontificato ha avviato percorsi destinati a cambiare la chiesa in profondità, pur nella fedeltà alle sue radici. Convinto che il tempo sia superiore allo spazio, come ha scritto nell’esortazione Evangelii Gaudium, e che iniziare processi sia più importante che possedere spazi, crede nel lavoro a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Eppure lui conosce non solo la calma, ma anche la fretta, la resistenza come la resa.
Il trionfo cristiano, ha affermato, è sempre una croce, che si porta con tenerezza combattiva.

Il papa intervistato da una donna. Se non ora quando?
Speranza e tenerezza, il Natale per Papa Francesco, “contemplare la visita di Dio al suo popolo”.
Lo racconta lui stesso al quotidiano La Stampa. Un’intervista a tutto campo: lo ior, le riforme della curia, il possibile viaggio in terrasanta. Sul rapporto tra chiesa e politica dice che se non è finalizzato ad aiutare il popolo inizia un connubio che imputridisce la chiesa. Indica l’ecumenismo come una priorità: con i cristiani non cattolici “è un dolore non poter celebrare ancora l’eucaristia insieme”, afferma, ma l’amicizia c’è. E poi alla domanda sui divorziati rispostati ribadisce che l’esclusione dalla comunione non è una sanzione, ma precisa di non aver trattato questo specifico tema nell’esortazione Evangelii gaudium, e ricorda che del matrimomio nel suo complesso si occuperà il sinodo dei vescovi il prossimo anno. Tutti temi pieni di futuro.
Definisce “una battuta uscita da non so dove” quella sulle donne cardinale: le immagina, dice, chi soffre un po’ di clericalismo. Certo, visto che il papa concede interviste, (questa non è la prima) sarebbe un bel segno vederlo, prima o poi, a colloquio con una donna.

Pace è fraternità
Nel messaggio per la giornata mondiale della pace papa Francesco indica una parola semplice come suo fondamento e via di pace: la fraternità, declinata in tanti ambiti della vita e delle relazioni umane. Invita a riscoprirla nell’economia, a ripensare modelli di sviluppo e stili di vita, la indica come arma che può spegnare la guerra. Denuncia corruzione e crimine organizzato, avverte che il conflitto nasce quando tra cittadino e istituzioni si incuneano interessi di parte. Chiede un uso retto delle risorse della terra. Definisce la fame nel mondo una vergogna. Mentre il messaggio è presentato in sala stampa, papa Francesco parla agli ambasciatori di 17 stati ricevuti i vaticano per le credenziali, e insiste su un tema che gli sta particolarmente a cuore: la tratta degli esseri umani. La definsice una forma di schiavitù che riguarda anche i paesi più sviluppati, un crimine contro l’umanità. Durissimo il passaggio in cui collega la tratta al commercio delle droghe, delle armi, alla mafia, e afferma che a volte ne sono stati contagiati anche operatori pubblici e membri dei contingenti delle missioni di pace. La persona umana non si dovrebbe mai vendere e comprare come una merce, avverte, e attenzione alla globalizzazione, che rende vicini ma non fratelli.
Papa Francesco uomo dell’Anno di Time 2013
Lo avevamo previsto, e insieme come noi alcune delle persone che ci seguono. Come Maria Concetta, che ci ha scritto: “papa Francesco è l’uomo dell’anno e degli anni a venire”.
La rivista americana, dal 1927 attribuisce questo riconoscimento all’individuo o all’entita’ che, nel bene o nel male, ha dominato le notizie nell’anno che sta per concludersi.
Questo racconta, quotidianemente, la sua popolarità nutrita di gesti semplici, di parole mai formali. Poco prima dell’annuncio del prestigioso riconoscimento, girava per piazza san Pietro, come ogni mercoledì di udienza, cappotto e sciarpa, vettura coperta da parabrezza a proteggerlo dal freddo. Il calore, in quel contatto personale e diretto con la gente che tanto dà a tanti ma di cui lui stesso sembra nutrirsi. Time già aveva riconosciuto come uomo dell’anno papa Giovanni nel 1962 e Giovanni Paolo II nel 1994. A Francesco, papa della gente, aveva dedicato un copertina a fine luglio.
Tra le motivazioni che hano portato a papa francesco, i suoi appelli per una chiesa di riconciliazione, l’azione riformatrice: “il primo Papa non europeo da 1.200 anni che si avvia a trasformare il Vaticano, un luogo che misura il cambiamento in secoli”, ha detto la direttrice di Time, Nancy Gibbs, che ha poi commentato: “raramente un nuovo protagonista della scena mondiale ha catturato in cosi’ poco tempo cosi’ tanta attenzione come Papa Francesco, da parte di vecchi giovani, fedeli e anche scettici”, Bergoglio “non ha cambiato solo le parole, ha cambiato la musica”.
Papa Francesco uomo dell’anno per Time?
Quando lo scorso luglio la rivista Time dedicò la copertina al papa della gente, ci fu chi ironizzò sul “diabolico effetto ottico” di quelle punte sporgenti della lettera M, rosse, proprio sopra lo zucchetto bianco.
Ora la prestigiosa rivista americana sta per scegliere l’uomo dell’anno. Nei sondaggi della vigilia il preferito è proprio lui, papa Francesco. Tra i 40 mila che hanno espresso la loro preferenza tra i 10 candidati, lo ha scelto il 60%.
E’ di gran lunga avanti a Snowden, al 12%, a Ted Cruz, al 7%. Fermi tra il 4 e l’1 per cento personaggi come Obama, Ruhani, Assad. Voi chi votereste?