Povera per i poveri La chiesa di Francesco

l sogno di papa Francesco di una chiesa povera e per i poveri ha dato il titolo all’ultimo libro del cardinale Muller, prefetto per la congregazione della dottrina della fede, pubblicato dalla Lev.
Alla presentazione il cardinale Maradiaga e il teologo Gustavo Gutierrez, tra i fondatori della teologia della liberazione. Che oggi significa per tutta la chiesa molte cose, come suggerisce
l’immagine plastica del tedesco Muller che indossa il poncho peruviano.

Governo d’Italia e governo della chiesa

La singolare coincidenza tra il giuramento del governo Renzi e il primo Concistoro ordinario di papa Francesco, hanno reso in contemporanea due riti, uno civile l’altro religioso, uno relativamente giovane, l’altro molto antico.

Concistoro:anche Benedetto XVI a cerimonia in basilicaMentre al Quirinale giuravano i 16 ministri nelle mani del presidente della Repubblica, nella basilica di San Pietro il papa imponeva berretta rossa e l’anello a 16 nuovi cardinali elettori.

Il governo Renzi è rosa per metà e abbassa l’età media a 47 anni. Con le 16 nuove porpore il Collegio cardinalizio di papa Francesco apre al mondo con maggiore internazionalizzazione (2 asiatici, per la prima volta un haitiano, due africani, 6 europei, 6 americani, di cui 5 dell’America Latina, 12 i Paesi rappresentati).

Due i testi base, la Costituzione da una parte e l’Evangelario dall’altra.

Necessità e urgenza di riforme per l’una e per l’altra sponda del Tevere.

Governo: Renzi a ministri, pochi annunci, tanti fattiFreddo il passaggio di consegne Letta Renzi; caloroso e fraterno l’ abbraccio tra papa Francesco e Benedetto XVI che per la prima volta dalla rinuncia ha partecipato a una liturgia in basilica.

Quasi contemporaneamente dal Quirinale uscivano i ministri del governo Letta e dal Vaticano i cardinali.

I due colli. Così importanti per la storia, così importanti per il futuro. Cammini paralleli, destini chissà.

Una chiesa povera non è senza beni e denaro

fotoUna chiesa povera e per i poveri è nel cuore di papa Francesco, che nella prefazione al libro del cardinale Muller, a questo sogno dedicato, avverte che “la ricchezza è un bene solo se aiuta gli altri”. Una chiesa povera non è una chiesa priva di beni o di denaro, ma una chiesa libera, che riesce a dare al denaro e ai beni la loro giusta funzione. I cardinali del consiglio degli 8 che lavorano sulle riforme, hanno in questi giorni ascoltato anche soggetti e commissioni che si occupano di economia, finanze e Ior. La fase è ancora quella dello studio, le decisioni sono attese. Tra le ipotesi si va dalla soprressione, visto che “San Pietro non aveva una banca” alla trasformazione dello Ior in una banca etica. Ma si potrebbe anche decidere di intervenire per garantire maggiore trasparenza all’assetto attuale, oppure di unire lo Ior con l’Apsa, l’ente che amministra il patrimonio della Sede Apostolica.
Per papa Francesco “Il denaro di per sè può essere uno strumento buono, che allarga le possibilità – come scrive nella citata prefazione- o un mezzo che allontana l’uomo dall’uomo, confinandolo in un orizzonte egoistico”. Come in molti casi il discrimine è l’uomo.

San Valentino, tutti Bergogliosi


“Siamo tutti Bergogliosi” non lo avevo ancora sentito. E’ lo slogan più originale portato in Piazza San Pietro dai fidanzati ricevuti in udienza da papa Francesco in occasione di San Valentino.
Dono del papa a ogni coppia un cuscino su cui riporre le fedi nuziali il giorno del matrimonio, con l’invito a non aver paura di dire un si definitivo.
Parole, quelle del papa, ogni tanto interrotte da sorrisi gustosi. Il più suggestivo a inizio udienza, quando mons Paglia, presidente del pontificio consiglio della famiglia, inizia a parlare troppo presto, interrompendo il canto. Papa Francesco ride divertito. VEDI VIDEO

Un anno dopo, due uomini vestiti di bianco

Un anno fa, quando Benedetto XVI annunciava che avrebbe lasciato il pontificato, nessuno sapeva immaginare quel che ne sarebbe seguito.
Il solo pensiero di due uomini vestiti di bianco era per molti sconvolgente.

Oggi non solo riusciamo a pensare quel che allora sembrava impensabile, ma lo vediamo e giudichiamo normale come ogni cosa di cui si è accettata la possibilità dopo averla sperimentata: uno di quei casi in cui la realtà supera l’idea.

Per quella decisione inedita manca la parola adatta, forse qualcuno dovrebbe inventarla. Inesatta la parola “dimissioni”, non adeguata la parola “rinuncia”.

Del resto quella decisione, che Ratzinger disse di aver preso “dopo avere esaminato ripetutamente la mia coscienza davanti a Dio” fu resa possibile anche da un Concilio che aveva riconosciuto il primato della coscienza. Ed è giovane il concilio, appena mezzo secolo.

La vita di Ratzinger, in vaticano, scorre riservata e nella preghiera, ma non è isolata. Tra quanti ogni tanto vanno a fargli visita c’è anche papa Francesco, che un giorno lo definì affettuosamente “come un nonno”, mentre Benedetto ha scritto recentemente di sentire come “unico e ultimo compito”, quello di sostenere il Pontificato di papa Francesco nella preghiera.

Un anno fa ci sembrò un gigante che usciva di scena in punta di piedi.
Oggi un testimone coerente che in diversi modi si può servire la chiesa, ma solo mettendosi in ascolto di un’istanza più alta. Tutto il resto è solo umanità.

Pensare l’impensabile,
Un anno dopo la rinuncia di papa Benedetto

3Inattesa, insospettata e insospettabile, la rinuncia al pontificato che Benedetto XVI, con tono pacato, parlando in latino, comunicò ai cardinali quell’11 febbraio di un anno fa.

Una data rimasta scolpita nella memoria di tanti, indelebile. Una data diventata simbolo di un’epoca, come era stato, qualche anno prima, l’11 settembre. La notizia delle “dimissioni”, del papa (anche se il termine non è corretto) fece subito il giro del mondo. E il mondo stentava a credere. Un fulmine a ciel sereno, la definì il decano del collegio cardinalizio. Molti ricordano dov’erano quando seppero, che reazione ebbero. Per i più fu di incredulità. Seguirono ore, giorni, settimane, di grande concitazione dentro e fuori la chiesa, per capire cosa era successo, perchè, quali scenari apriva quella decisione presa “dopo avere esaminato ripetutamente la propria coscienza davanti a Dio”.

E’ passato un anno, 12 mesi intensi che abbiamo analizzato, raccontato, commentato, digerendo quel che all’inizio sembrava indigeribile, ammettendo come possibile ciò che sembrava impossibile. Quella che tecnicamente fu una rinuncia si delineò ben presto come un atto di governo. Potente, efficace. Un gesto umile e grandioso allo stesso tempo.

Oggi non fa problema a nessuno che in vaticano abitino un papa e un papa emerito, che tra i due ci siano rapporti più che cordiali. “Siamo fratelli”, sdrammatizzo’ subito papa francesco. Oggi Ratzinger fa vita riservata e di preghiera, ma non isolata. Il teologo hans Kung ha riferito di una lettera in cui Benedetto XVI gli scrive di “una grande identità di vedute e di un’amicizia di cuore con Papa Francesco”. Al quale si sente legato anche quello che ha definito, oggi, il suo “unico e ultimo compito”, cioè “sostenere” nella preghiera il Pontificato di Francesco.

“Pensare l’impensabile”, era un motto di Vaclav Havel, leader della primavera di Praga, detta anche “rivoluzione di velluto”. In un tempo e in un contesto diversi Benedetto l’ha fatto. Francesco sta continuando a farlo.

Tormentate storie di madri

Philomena Lee e Steve Coogan salutano Papa FrancescoStorie di madri, le tante domande che pongono. Storie di ieri e storie di oggi. Una è quella di Philomena Lee la donna irlandese la cui vicenda ha ispirato un libro e poi un il film candidato a 4 premi Oscar. Dopo aver incontrato papa Francesco ha dichiarato di avere sempre avuto profonda fede nella Chiesa e nella sua volontà di riparare ai torti del passato.

Nel 1952, incinta ancora adolescente, venne mandata in una “Casa per ragazze madri” dove, dopo 3 anni, suo figlio venne dato in adozione dietro pagamento e portato in America. Nonostante Philomena e suo figlio si siano reciprocamente cercati per tanti anni, sono stati tenuti a distanza e non sono mai riusciti a rincontrarsi.

Oggi Philomena è in prima linea per chiedere al governo irlandese una legge sull’apertura dei registri sulle adozioni. Lasciando San Pietro, ha espresso la speranza che Papa Francesco possa appoggiare la sua lotta “per aiutare le migliaia di madri e figli che desiderano mettere la parola fine alla loro tormentata storia”.

L’altra storia in primo piano in questi giorni, è quella di una suora congolese venuta in Italia per studiare teologia. A Pesaro, nel 2011, diede alla luce una bambina. In un primo momento non l’aveva voluta riconoscere, consentendo l’affidamento a una famiglia, ma dopo che la sua congregazione non aveva voluto ri-accoglierla come suora, si è rivolta alla giustizia per poter riavere sua figlia. Dopo una lunga e intricata vicenda giudiziaria la Suprema Corte le ha dato ragione, revocando la procedura di adozione.

Già qualche tempo fa l’opinione pubblica era rimasta colpita dalla storia di una giovane suora latino americana che a Rieti era diventata la mamma del piccolo Francesco.

Storie diverse, in comune il fatto di avere tra i protagonisti delle suore che sembrano stridere, per motivi diversi, in un ruolo non loro.

Storie tristi, come tutte quelle storie in cui c’è, irrimediabilmente, qualcosa che non ha funzionato.

Vita consacrata, Non è solo affare di preti e suore

Papa Francesco celebra messa per la 'Giornata della vita consacrata'La decisione di papa Francesco di dedicare un anno alla vita consacrata non è “altro” rispetto al cammino di riforme già avviato nella chiesa, e non è qualcosa che riguardi solo i religiosi e le religiose di oggi e di domani, ma riguarda la chiesa tutta, ivi compresi i laici, e il mondo in cui la chiesa vive, con le sue frontiere, i suoi centri e le sue periferie, le sue luci e le sue ombre.
L’invito di papa Francesco ai religiosi a non essere “mai rigidi, mai chiusi, sempre aperti alla voce di Dio che parla, che apre, che conduce, che invita ad andare verso l’orizzonte” non riguarda solo la vita dei  duemila istituti esistenti, per un totale di un milione e mezzo di consacrati e consacrate, ma i contesti di vita in cui questi sono inseriti.

“Le persone consacrate sono segno di Dio nei diversi ambienti di vita, sono lievito per la crescita di una società più giusta e fraterna, sono profezia di condivisione con i piccoli e i poveri”, ha suggerito il papa all’angelus. E quando così non è, si assiste a uno snaturamento, o a una forma di corruzione della vita consacrata, con generale danno per tutti, compresa la società, che si trova senza lievito, impossibilitata a una crescita cui avrebbe diritto.

Per il papa “ogni persona consacrata è un dono per il Popolo di Dio in cammino”.
Ecco, sarebbe interessante sentire direttamente da questo popolo voci che spiegassero come vorrebbero i consacrati o le consacrate, e come assolutamente non li vorrebbero. Persone che facessero domande, che si ponessero in dialogo.

Alcuni anni fa una bambina che da poco aveva imparato a parlare fece a una religiosa già avanti negli anni una domanda semplice ma che la mise in crisi: “a che servono le suore?”. La risposta non fu immediata, ma immediata fu la promessa: “ci devo riflettere, ma ti darò una risposta”. La risposta arrivò dopo alcuni mesi, in forma pubblica, alla messa per il suo cinquantesimo anniversario di vita consacrata. Era stata missionaria in terre lontane, aveva contribuito a fondare scuole e comunità, aveva assistito a parti difficili nella foresta africana, ma nella domanda semplice di una bambina quella donna aveva trovato il pungolo giusto per interrogarsi sulla sua identità più profonda e sullo scopo stesso della sua vita, di cui tanta parte era già vissuta.

Un esercizio di questo genere, anche in forma di domande-risposte, non sarebbe male in vista dell’anno della vita consacrata, che prenderà forma a partire dal novembre del 2014. Così, per non farne un affare solo di preti e suore….