Il papa gesuita

E’ il titolo di un libro di Vittorio Alberti, filosofo e officiale del pontificio consiglio per la giustizia e la pace, che abbiamo incontrato a Piazza san Pietro, nella domenica di fine luglio in cui papa Francesco ha rivolto, all’angelus, un nuovo forte appello per la pace, pensando in particolare al Medio oriente, all’Iraq e all’ Ucraina.

Visto da Roma.
Il si anglicano alle donne vescovo.

Il Sinodo di York, che ha dato il via libera alle donne vescovo nella chiesa anglicana d’Inghilterra, chiude mezzo secolo di discussioni. Ora il voto sarà dibattuto in parlamento e dovrà essere approvato dalla Regina Elisabetta per tornare poi a novembre all’esame del sinodo. Ma lo scoglio è superato, la prosecuzione dell’iter non dovrebbe dare sorprese. Le donne vescovo già sono riconosciute in paesi come Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda e Australia.
Presso la chiesa anglicana di tutti i Santi, a via del Babbuino, a Roma, abbiamo incontrato Jonathan Thomas Boardman, cappellano arcidiacono della chiesa anglicana di Italia e Malta.
“Il cammino ecumenico verso l’unità dei cristiani”, ci ha detto “è irreversibile”.
Nel nostro Paese ci sono 25 chiese anglicane per circa 100 mila fedeli.

Chiesa e pedofilia
Guarire le ferite

foto (1)Le parole di papa Francesco sulla pedofilia, oltre agli aspetti di contenuto, molto importanti, presentano diversi aspetti di novità metodologia.
1. Il papa parla in spagnolo, la sua lingua madre, attingendo alle radici più profonde di se stesso, del proprio cuore.
2. Parla in un’OMELIA, a Santa Marta, un luogo periferico della città del vaticano, che fino a un paio di anni fa pochi sapevano esistesse, ma divenuto centrale per leggere il suo pontificato.
3. Parla davanti all’altare, dopo la proclamazione delle letture, accanto a una statua della Madonna che porta in braccio un bambino, icona della chiesa madre.
4. Parla davanti a sei vittime di abusi da parte del clero. Persone adulte, ma che portano i segni, le cicatrici, di esperienze terribili vissute nell’infanzia.
5. Il coinvolgimento delle vittime in un percorso di riconciliazione e di risanamento risulta essenziale, qualificante, per la credibilità e la verità di quel processo di tolleranza zero contro la pedofilia già avviato già da Benedetto XVI e che papa Francesco sta proseguendo senza indugio (“con i bambini non si scherza”, aveva dichiarato in altra occasione sullo stesso argomento)
6. Il papa dà voce a un’angoscia e a un dolore suoi personali davanti a persone reali, storie concrete. Un campione dei tanti fascicoli aperti presso l’ex sant’uffizio.
7. Molte volte, nell’omelia, ricorrono parole come “cuore”, “occhi” o “sguardo”, che marcano un metodo: Papa Francesco si sente sotto uno sguardo divino da cui si lascia guardare, e a sua volta guarda le persone e le cose in un modo speciale. “Ho guardato negli occhi un uomo vero”, ha detto una delle vittime presenti a quell’incontro intervistata dal Boston Globe, auspicando che quell’omelia venga letta nelle chiese di tutto il mondo.
8. Per quanto  riguarda i contenuti, il papa è riuscito a dire in estrema sintesi tutto quanto andava detto sul tema, nel modo e nei toni giusti, più di quanto si sarebbe riuscito a fare con un documento o un atto formale. Aveva aperto le porte di Santa Marta alle vittime dalla sera prima, le aveva già incontrate a cena, si sarebbe soffermato con ciascuno di loro, senza fretta, per oltre tre ore dopo la celebrazione.
9. Assicurare che “non c’è posto nel ministero della Chiesa per coloro che commettono abusi sessuali”, riconoscere le responsabilità non solo di chi ha  si è macchiato di un ” peccato” che coincide con un “grave crimine”, ma anche di  quei capi della chiesa che hanno peccato di omissione non dando doveroso seguito a denunce o notizie di ceri fatti, dà consistenza a quella dinamica di misericordia e di perdono che il papa, contemporaneamente, invoca.
10. Un metodo e dei contenuti, quelli emersi, più efficaci di uno scritto, di un documento o delle linee guida contro la pedofilia che pure le conferenze episcopali di tutto il mondo stanno adottando. Il processo di risanamento per le vittime è imprescindibile per il processo di risanamento richiesto e avviato per la chiesa stessa. Che le vittime di un tempo siano coinvolte in questo doppio processo di risanamento, e che tanti uomini della chiesa di un tempo siano oggi additati come “lupi entrati nel gregge”, un altro segno di tempi nuovi.

Basterebbe qualche ora…

Vatican Spain_rainGiusto! Basterebbe qualche ora! Più misura, un po’ di moderazione….
Arrivato in vaticano con la moglie Letizia per il suo primo viaggio da quando è salito al trono di Spagna dopo l’abdicazione del padre Juan Carlos, re Felipe ha colto l’occasione per invitare papa Francesco in Spagna per il quinto centenario della nascita di Santa Teresa d’Avila, che ricorre il 28 marzo 2015.
Il segretario di Stato Pietro Parolin gli ha fatto presente che l’agenda del Papa è molto piena, che prevede tanti impegni, e così Felipe ha spiegato di aver detto al Papa che il viaggio sarebbe «molto importante» e che basterebbe anche una visita molto breve: «una questione di ore».
Già! Basterebbe qualche ora anche per una visita a una diocesi, basterebbe un’ora per una visita a un Policlinico….
Forse ci vorrebbe più attenzione e un’agenda meno assillante per un papa energico e generoso ma non giovanissimo, che da circa 15 mesi non si è concesso un giorno di riposo, che anche quest’estate non prevede vacanze, e che passerà il ferragosto in Corea con i giovani dell’Asia.
Solo guardando la settimana in corso si trovano udienze, 4 giorni di riunione con i cardinali del C8 per la riforma della curia, la visita di sabato in Molise con un fitto programma tra Campobasso Castelpetroso e Isernia.
Sarebbe bello vedere papa Francesco in Spagna per i 500 anni dalla nascita di una grande santa. Una questione di ore, che renderebbe possibili più cose, più possibili le cose.