Per la chiesa è sempre una festa la proclamazione di un nuovo beato. Nel caso di Giovan Battista Montini, “grande timoniere” del concilio Vaticano II, beatificato – non a caso- a conclusione del sinodo straordinario sulla famiglia, i significati sono tanti.
Papa Francesco definisce ironica e geniale la frase di Gesù “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quel che è Dio”, sottolinea che la speranza in Dio non è un alibi o una fuga dalla realtà ma è restituire operosamente a Dio ciò che gli appartiene. Ricorda il “camminare insieme” del sinodo appena concluso, rimarca che la chiesa è chiamata senza indugio a prendersi cura delle ferite che sanguinano, e a riaccendere la speranza per tanta gente senza speranza.
“Abbiamo seminato e continueremo a seminare”.
A Paolo Vi un grazie sincero. E chissà se non rivede un po’ se stesso quando sottolinea che “mentre si profilava una società secolarizzata e ostile” seppe condurre “con saggezza lungimirante – e talvolta in solitudine – il timone della barca di Pietro senza mai perdere gioia e fiducia.