Papa Francesco Viaggio in Asia 2

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Filippine (15- 19 gennaio)

Dopo lo Sri Lanka, il racconto di Rainews della visita di Papa Francesco nelle Filippine è proseguito secondo la nostra modalità fatta di continue dirette, più possibile dentro gli eventi, e poi di servizi, commenti e interviste, dei “punti” di giornata con padre Antonio Spadaro, direttore di La Civiltà Cattolica e del live Twitting per il sito rainews.it. Come per lo Sri Lanka anche per le Filippine si propongono di seguito alcune tappe di un viaggio ricco e di un racconto composito.

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Il tweet book con le foto è visibile al link http://beta.trytweetbook.com/book/104307/PDF

Papa Francesco a Manila, l’unico paese dell’Asia a maggioranza cattolica insieme a Timor Est. Già all’aeroporto esplode la festa: tanti cattolici e tanti giovani, i due terzi della popolazione. Paese pieno di energia ma anche di povertà e di sofferenza. Nocciolo del messaggio, dice il papa arrivando, saranno i poveri che hanno sofferto il tifone Yolanda ma vogliono andare avanti con fede e speranza. Papa Francesco viene a portare, con misericordia e compassione, conforto a un paese chi si sta ricostruendo, in tempi in cui anche il rapporto tra l’uomo e la natura va risanato. Dai cieli d’oriente, volando da Colombo a Manila parla d’Europa e di libertà d’espressione: un diritto, ma nel rispetto delle diverse sensibilità, e senza offendere nessuno. Nel video, padre Antonio Spadaro illustra il logo e il tema della visita di Papa Francesco nelle Filippine

foto (3)Il papa tra la gente. C’è un popolo che accompagna il suo passaggio per le vie di Manila. A pochi passi dalla cattedrale c’è un centro per l’accoglienza dei bambini. Ce ne sono 2-300 per il fuori programma che Papa Francesco regala a una giornata intensa: un bimbo non gli lascia la mano, non si capisce chi tra i due stia accompagnando l’altro. Lo scambio dei doni regala ancora abbracci. Che sembrano non finire mai. E forse è proprio l’abbraccio una delle immagini simbolo di questa giornata di Papa Francesco a Manila. Il popolo, i poveri. Alle autorità Papa Francesco ha raccomandato di ascoltare la loro voce, di spezzare le catene dell’ingiustizia e dell’oppressione, da cui nascono scandalose disuguaglianze sociali. Anche alla Chiesa ha chiesto di riconoscere e combattere le cause della disuguaglianza e dell’ingiustizia, ricordando a vescovi e religiosi che ogni ministero pastorale nasce dall’amore, ed è un ministero di riconciliazione. Altro abbraccio con la folla, che per Papa Francesco non è mai anonima ma fatta, sempre, di volti, di storie e di persone, allo stadio per l’incontro con le famiglie. Discorso in inglese, come previsto in questo viaggio, ma in qualche passaggio emergono le lingue del cuore, lo spagnolo e l’italiano. Il servizio e poi il punto della giornata con padre Antonio Spadaro.

A Tacloban, sull’isola più colpita da tifone Yolanda, ad accogliere Papa Francesco il calore e la tenacia della gente, ma anche pioggia e vento. La messa inizia con anticipo. Il papa porta, come tutti, l’impermeabile. Chiede il permesso di pronunciare l’omelia in spagnolo. Si affida al traduttore, ma regala una meditazione a braccio che commuove tutti. Sono per lo più superstiti e familiari di vittime del tifone, la gente più ferita dalla violenza di una natura che “se la schiaffi ti schiaffa” ha detto Papa Francesco arrivando a Manila da Colombo. Agli schiaffi del vento risponde la carezza del papa. Rivela di aver sentito di dover venire vedendo le immagini della catastrofe di 14 mesi fa. Ricorda quanto avvenne per Lampedusa. Direte: “forse è un po’ tardi”, quasi si giustifica. Chi ha perso casa e famiglia potrebbe sentirsi abbandonato, ma Gesù dalla croce, dice ai credenti, non abbandona mai nessuno. E da lì che ha conosciuto tutte le calamita possibili ed è capace di piangere con gli uomini, di accompagnarli nei momenti più difficili della vita. Il papa stesso, fattosi compagno di strada, nel silenzio della preghiera accompagna questa gente. Rimanda all’amore, compassione, tenerezza della madonna che non abbandona nessuno. “Andiamo avanti”, incoraggia, continuiamo a lottare, come fratelli camminiamo insieme. La prosecuzione della giornata vede un’accelerazione continua. Tutte le tappe toccate velocemente: l’incontro con alcuni superstiti, la visita al centro per i poveri, il saluto ai religiosi in cattedrale. Qui salta il discorso e anche la preghiera, solo un’Ave Maria e una benedizione. Il papa che spiega, in italiano, perché. C’è un tifone che gira, si consiglia di lasciare l’isola al più presto. Di corsa all’aeroporto. Rientro a Manila anticipato di 4 ore. Ancora un saluto, un sorriso, un abbraccio. Lo zuccotto che vola via. Il sorriso mite di Papa Francesco, una carezza più forte degli schiaffi del vento. A Manila arriva sorridente, lo zuccotto lo tiene stretto prima che voli. I saluti, una festa. Il servizio e poi l’approfondimento con padre Antonio Spadaro

Papa Francesco papa Filippino, grida una moltitudine di persone che la pioggia non scoraggia. La messa con Papa Francesco coincide con la festa del santo Nino. Gesù bambino portato da Magellano nel 1521, inizio dell’evangelizzazione in quest’arcipelago. Ritrovare la saggezza dei bambini, invita Papa Francesco: interiormente bisogna essere come loro. Protezione delle famiglie e di quella famiglia più importante che è la chiesa, invoca. Dio ha creato il mondo come un giardino, splendido, di cui avere cura, ma l’uomo ne ha sfigurato la naturale bellezza, e ha creato strutture sociali che hanno reso permanente la povertà l’ignoranza e la corruzione. Contraddizioni evidenti, in questo paese. Prima della messa, con i giovani presso l’università più grande d’Asia, Papa Francesco ancora una volta mette da parte il testo preparato, in inglese, e parla a braccio in spagnolo. La realtà è più importante dell’idea, spiega, e anche dei discorsi preparati. E La realtà che ha davanti, alla quale risponde, è fatta dalle lacrime di una ex ragazza di strada, poco più che una bambina, che non riesce a completare la domanda, strozzata. Le sue lacrime che sono una preghiera, e nascondono l’unica domanda che non ha risposta, quella a cui le parole non bastano. Ci sono realtà della vita che si possono cogliere solo con gli occhi pieni di lacrime, dice il papa. All’inizio dell’incontro aveva chiesto di usare il linguaggio universale del silenzio, per pregare per la volontaria morta a Tacloban, 27 anni, figlia unica. “Non abbiamo bisogno di giovani museo, ma di giovani saggi e sapienti, in grado di usare il linguaggio della mente, del cuore e delle mani”, è l’invito. Giovani moralmente integri e che si prendano cura del creato, ma che soprattutto, sappiano cogliere la sfida dell’amore: “la cosa più importante da apprendere nella vita è amare”. È il messaggio, essenziale, che Papa Francesco lascia, da Manila, all’Asia e al mondo.

Una cerimonia sobria ma piena di calore all’aeroporto di Manila per salutare papa Francesco in partenza per Roma. Lui sorridente, la valigetta nera cui siamo abituati, il passo spedito di quando bisogna andare: in fretta, senza indugio. Torna a casa il papa Filippino, che in realtà una casa non ce l’ha, o meglio non ne ha una sola perché la sua casa e il mondo, i suoi fratelli in tutti i popoli e in ogni credo, come ha testimoniato, ancora qualche giorno fa, in Sri Lanka. C’è finalmente il sole a Manila, per l’ultimo saluto che è un arrivederci, dopo le lunghe ore della pioggia che ha inzuppato i 6 milioni arrivati per la messa del santo Nino, avvio di un nuovo impegno missionario per una chiesa che si avvia a celebrare i 500 anni dall’inizio dell’evangelizzazione. Chiesa giovane, come la maggioranza della popolazione di quaggiù. Tante le corde toccate in questi giorni intensi. Il papa nel tifone, a Tacloban, con la cerata gialla e un’omelia a braccio che rimarrà una meditazione spirituale delle sue più alte. Chi ha perso casa e famiglia, dice ai superstiti del tifone Yolanda, potrebbe sentirsi abbandonato, ma Gesù dalla croce, ha conosciuto tutte le calamità possibili. È da li che non abbandona nessuno, ed è capace di piangere con gli uomini, di accompagnarli nei momenti più difficili della vita e della storia. Molti piangono. Altre lacrime muovono il papa ad un altro discorso a braccio, ancora, in spagnolo. Sono quelle di una ex ragazza di strada, si dice così – ma è poco più di una bambina-. All’incontro con i giovani non riesce a finire la sua testimonianza, e smette di parlare nelle lacrime e nell’abbraccio del papa. Che in quegli occhi femminili pieni di lacrime legge una preghiera alta, una domanda, che può fare a meno di parole. Del modo di sentire delle donne, del loro sguardo sul mondo c’è oggi bisogno, dice il papa. Ne ha bisogno il futuro. Dicono futuro i bambini, che il papa ha incontrato in un fuori programma fatto di abbracci e sguardi, tra i momenti più intensi di questo viaggio. Dicono futuro le famiglie che il papa ha abbracciato in uno stadio festante. Un viaggio importante come ogni viaggio. Tanti significati, questa volta, tra lacrime e sorrisi, dolore e speranza, parole e silenzi, il sole e la pioggia, il vento che sferza ma il sole che torna.

fotoNel video che segue, il cardinale Tagle, arcivescovo di Manila, commenta alcuni momenti della visita del papa.

Papa Francesco è rimasto colpito dall’energia del popolo filippino, ci ha raccontato il preside della Loyola school of theology di Manila José Quilongquilong. Nel video, l’intervista.

A conclusione del viaggio in Asia, Sri Lanka e Filippine. Da Manila commento di padre Antonio Spadaro.

Papa Francesco è appena arrivato a Roma, e da Manila con Antonio Spadaro commentiamo la conferenza stampa sul volo di ritorno.