Verso il giubileo
Intervista con padre Spadaro

Che questo è il tempo della misericordia papa Francesco lo aveva detto all’inizio di quet’anno, così come da tempo ha detto di essere venuto a “misericordiare”: un verbo inventato, che chissà, forse un giorno entrerà nel vocabolario della lingua della chiesa universale. Nell’evangelii gaudium  “misericordia” è un termine che torna 31 volte, ma nel tempo di questo papa non è una parola quanto un’urgenza: rendere visibile il volto di Dio che è Padre misericordioso, quello della sua chiesa che è madre accogliente. Nella storia della chiesa ci sono stati 26 giubilei ordinari. Nel ‘900  due quelli straordinari, nel 1933 e nel 1983. Quello che inizierà l’8 dicembre prossimo, nel cinquantesimo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II, sarà dunque un anno santo a tema. Papa Francesco aprirà una porta che solitamente è chiusa, la porta santa, e per un anno ci sarà un ingresso in più per entrare nella chiesa.  Il messaggio cha da questo processo può scaturire è destinato  non  solo ai credenti o di cristiani, ma a tutti gli uomini.
Non c’è peccato che non possa essere perdonato, non si stanca di ripetere papa Francesco, che nella celebrazione penitenziale in cui ha annunciato l’anno santo, si è mostrato in ginocchio per confessarsi. Ricorda l’inizio della sua vocazione sacerdotale: la necessità di una confessione, la gioia del sentirsi perdonato.
Nel video, padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica. Ospite di Rainews.

Misericordia, Un Giubileo straordinario

Nessuno può essere escluso dalla misericordia di Dio. È il cuore “programmatico” del pontificato di Papa Francesco che coincide con il cuore del Vangelo. E non è un caso che l’annuncio di un giubileo straordinario della Misericordia, dall’ 8 Dicembre prossimo al 20 dicembre 2016, Papa Francesco l’abbia dato nel secondo anniversario dell’inizio del suo pontificato. Il 13 marzo 2013 si presentava al mondo è il 13 marzo 2015 ha annunciato, in una celebrazione penitenziale, l’anno di grazia, festa del perdono. In un attimo ha allontanato l’attenzione da sé, e gli sguardi volti all’indietro, a quella sera di due anni fa e ai 24 mesi di pontificato appena trascorsi, si sono all’improvviso orientati in avanti, a questo nuovo “cammino” in cui bisogna entrare.

Francesco papa da due anni

Se qualcuno ci avesse raccontato in anteprima quello che in questi 24 mesi abbiamo visto e sentito, avremmo pensato a un film, o a una storia nata dalla fantasia. E invece è la realtà. “Siamo qui”, disse lui quella sera del 13 marzo di due anni fa. “Siamo qui”, continua a dire, implicitamente, ogni giorno, nelle circostanze più diverse.
Dopo due anni ci sono riforme in corso, la chiesa come un cantiere: il gruppo dei 9 cardinali, le commissioni, il sinodo che il papa vorrebbe rendere permanente, una “macchina” pensata dal concilio e rimessa in movimento. Sinodalità e collegialità, perché le decisioni importanti si prendono all’interno di un cammino condiviso, questione di metodo ma anche di sostanza.

Hanno aperto tanti cammini, questi primi due anni di Papa Francesco, dentro e fuori la chiesa. Un papa “normale” ma instancabile, mosso da una fede che un giorno definì “la dolce e unica ossessione di ogni giorno per tutti i giorni”.
Per capire cosa ha smosso è centrale la questione della fede, e non tanto del concetto quanto dell’esperienza della fede. Condottiero che è condotto, Papa Francesco ha spesso lo sguardo fisso al tabernacolo, la mano che spesso accarezza la croce semplice che gli pende al collo.
Non è prevista una festa per i due anni di pontificato ma una celebrazione penitenziale: la gioia del perdono, del resto, si può provare solo riconoscendosi peccatori. “Siamo ministri della Misericordia”, ha ricordato ai confessori. “Anche il più grande peccatore davanti a Dio è terra sacra”. Alla chiesa, ai cristiani, ha indicato che due sono le strade possibili: o l’amore o l’ipocrisia. Altra strada non c’è.

Papa Francesco, lo sguardo delle donne

In occasione dell’8 marzo papa Francesco ha mandato al termine dell’angelus il suo saluto a tutte le donne. Ha detto che un mondo dove le donne sono emarginate è un mondo sterile, poi ha aggiunto parole non previste dal testo scritto, evidentemente aggiunte di suo pugno. Riguardano lo sguardo diverso delle donne, la loro capacità di capire il mondo con occhi diversi, di sentire le cose con cuore più creativo, più paziente, più tenero.
Dice soprattutto che queste capacità si possono trasmettere, come la vita. Una strada tutta da percorrere.



CL dal papa

L’udienza a San Pietro, per il popolo di CL, è come un ritorno alle radici di un’esperienza religiosa prima che sociale. Migliaia di persone e 47 paesi rappresentati. In piazza si riascoltano alcune testimonianze di don Giussani, scomparso da 10 anni, il fondatore che non aveva mai inteso “fondare niente”, come ricorda  papa Francesco, citandolo nel suo discorso. Per lui era urgente “ritornare agli aspetti elementari del cristianesimo”, cioè “la passione del fatto cristiano come tale nei suoi elementi originali”. Un’ urgenza che è in fondo di ogni tempo.