Papa Francesco. La follia della guerra, La vita per la pace.

All’Angelus domenicale papa Francesco torna sul viaggio a Redipuglia, sulla follia della guerra, che sembra non avere insegnato niente. Tra Redipuglia e l’angelus a San Pietro, la celebrazione con 20 matrimoni nella basilica di San Pietro: il cammino della vita in contrapposizione alla distruzione della guerra.

Del resto dai luoghi del Friuli che ricordano i morti del passato il messaggio di papa Francesco era per i vivi: forte, chiaro, semplice, radicale come solo le cose semplici sanno essere. Dalla contemplazione della bellezza di questa terra, il papa aveva suggerito una visione: bimbi che giocano e anziani che sognano, mentre uomini e donne portano avanti la famiglia, collaborando all’opera creatrice di Dio. All’opposto l’esperienza della guerra che distrugge tutto, “anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano”, anche “il legame tra fratelli”.

Non c’è possibilità di conciliare queste due strade: sono alternative. da una parte la vita che va avanti, con fatica, con difficoltà, ma va avanti (il matrimonio non è una fiction, dice il papa agli sposi, ma il cammino insieme di un uomo e di una donna) dall’altro la follia della guerra, il suo piano di distruzione, l’ideologia che giustifica passioni e impulsi distorti. A Redipuglia erano state ricordate le vittime di tutte le guerre, comprese quelle di oggi,  che sono tante, “perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante!”.

Eppure le guerre avrebbero potuto portare saggezza: “riconoscere gli errori, provarne dolore, pentirsi, chiedere perdono e piangere”. E’ questo che auspica Papa Francesco, la conversione del cuore, passare dalla considerazione “A me che importa?”, al pianto. Un’omelia sintetica, quella a Redipuglia, comprensibile anche per un bambino, eppure ostica, forse, per i realisti e i grandi della terra. Proprio con i bambini il fuori programma della mattinata friulana scandita dai silenzi oltre che dalle parole: un’Ave Maria recitata insieme ai più piccoli, fuori il cimitero austro ungarico, in nome della pace.

La pace e le guerre

I gesti e le parole di pace di papa Francesco, dall’inizio del pontificato, sono stati tanti. Dallo speciale di Rainews 24 dedicato a Le guerre alle porte, un servizio che ripercorre alcune tappe dell’impegno di papa Francesco per la pace, e poi il commento di Flaminia Giovanelli, sottosegretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace

Visto da Roma.
Il si anglicano alle donne vescovo.

Il Sinodo di York, che ha dato il via libera alle donne vescovo nella chiesa anglicana d’Inghilterra, chiude mezzo secolo di discussioni. Ora il voto sarà dibattuto in parlamento e dovrà essere approvato dalla Regina Elisabetta per tornare poi a novembre all’esame del sinodo. Ma lo scoglio è superato, la prosecuzione dell’iter non dovrebbe dare sorprese. Le donne vescovo già sono riconosciute in paesi come Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda e Australia.
Presso la chiesa anglicana di tutti i Santi, a via del Babbuino, a Roma, abbiamo incontrato Jonathan Thomas Boardman, cappellano arcidiacono della chiesa anglicana di Italia e Malta.
“Il cammino ecumenico verso l’unità dei cristiani”, ci ha detto “è irreversibile”.
Nel nostro Paese ci sono 25 chiese anglicane per circa 100 mila fedeli.

Monsignor Galantino, CEI: L’Italia è malata di ideologismi.

Il nostro è un paese malato di ideologismi
in cui le decisioni importanti spesso vengono prese da lobby che non hanno in alcuna considerazione il bene comune ma si occupano solo dei propri interessi. E’ la denuncia del Segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, vescovo di Cassano allo Ionio, che abbiamo intervistato in vista della visita del papa nella sua diocesi, il 21 giugno. Per papa Francesco, ci ha detto, la vita non si vive con il lobbismo, neanche quello religioso, ma con relazioni belle, nuove, costruttive.

FREI BETTO I nuovi temi della teologia della liberazione

Povertà e disuguaglianze, ecologia, bioetica, la possibilità che la chiesa riabiliti figure come Giordano Bruno e Meister Eckhart. Ce ne ha parlato il domenicano Frei Betto, una delle voci più rappresentative dell’America Latina. Teologo e scrittore, per il suo impegno politico nel ’69 fu imprigionato e torturato dalla dittatura militare brasiliana.  Lo abbiamo  incontrato a piazza san Pietro dopo l’udienza con papa Francesco. “Gli ho detto  che come domenicano ho messo nelle sue mani la riabilitazione di Giordano Bruno e Meister Eckhart”, ci ha raccontato, riferendo la risposta del papa:  “Bisogna pregare! Bisogna pregare per questo!”.
Ci ha poi parlato delle nuove tematiche inserite nella teologia della liberazione, quelle relative allo sviluppo, alla miseria, all’ecologia, alla tutela ambientale, alle nuove tecnologie, ai progressi nella cosmologia, nelle nanotecnologie, nella bioetica.
A proposito della chiesa, delle spinte chieste dall’Evangelii Gaudium:  “Abbiamo una testa nuova e un corpo vecchio, incapace di muoversi, quasi paralizzato. Ci vorrà tempo per adeguare la testa al corpo e il corpo alla testa. Il Papa ha iniziato a cambiare la Chiesa a partire dal papato e dalla curia romana. Poi toccherà anche al resto delle strutture”.
Infine le radici: “Papa Francesco non ha dimenticato le sue radici di uomo latinoamericano”.

Le periferie nel cuore
di papa Francesco
dibattito Kasper-Rodotà

La notizia che papa Francesco giovedì santo celebrerà la messa in “Coena Domini” presso la Fondazione Don Gnocchi di Roma, e che laverà i piedi ad anziani e disabili arriva insieme alla richiesta di cercare “forme sempre più profonde e autentiche nell’esercizio della collegialità sinodale” espressa in una lettera al Segretario generale del Sinodo dei Vescovi, il cardinale Lorenzo Baldisseri, in occasione della nomina a vescovo del sotto-segretario, Fabio Fabene. I gesti e le riforme, il pastore e l’uomo di governo, procedono insieme.
A cinquant’anni dal Concilio, papa Francesco afferma che “serve, quanto mai, ravvivare ancor di più lo stretto legame con tutti i Pastori della Chiesa”, e in riferimento al Sinodo esprime il desidero di “valorizzare questa preziosa eredità conciliare”.

Di una Chiesa più sinodale, non chiusa in se stessa, che non può ridursi a “un castello di carte”, e dove tutti possano sentirsi a casa, il cardinale Kasper ha parlato alla presentazione di “Con le periferie nel cuore”, di Raffaele Luise. Uno stile di apertura e di dialogo che il costituzionalista Stefano Rodotà ha detto di apprezzare come una delle novità più significative del nostro tempo.

Papa Francesco La chiesa che ascolta

Per papa Francesco la misericordia è più importante del pregiudizio. Lo ha detto, ancopra una volta, commentando il brano sull’incontro di gesù con la donna samaritana. In questo modo viene rotto quel pregiudizio del tempo in base al quale a una donna  samaritana non avrebbe dovuto rivolgere la parola.
Anche la verità non ammette sconti: “basta disinformazione, calunnia e diffamazione”, ha chiesto nei giorni scorsi parlando dei media. In nome della verità, presupposto irrinunciabile per ogni percorso di risanamento, ha indicato i primi 8 nomi della Commissione per la tutela dei minori, per contrastare e prevenire la pedofilia
Quattro uomini e quattro donne di varie nazioni, specialisti   in campo psichiatrico, legale o ecclesiale.  Le donne sono una presenza significativa. Tra di loro c’è  Marie Collins, irlandese. Fu sessualmente abusata da un sacerdote quando aveva tredici anni. Si è detta onorata di questa nomina, anche se ha aggiunto di sentirne il peso. Ma quello del papa, ha fatto sapere, è “Un passo decisivo. Non si può cambiare se la voce di chi ha subito abusi non è ascoltata”. E la chiesa, prima di parlare, sta mostrando di avere occhi per guardare e orecchie per ascoltare.

San Giuseppe il ruolo del padre.

Custode e rifugiato, per scampare alla minaccia di Erode, ma anche esempio di educatore valido anche oggi. Così papa Francesco presenta San Giuseppe, patrono della chiesa universale, nel giorno a lui dedicato. E’ la festa del papà, ma anche l’anniversario dell’avvio del suo ministero petrino, iniziato con la messa del 19 marzo 2013.
Il padre era Dio, suggerisce papa Francesco, ma Giuseppe alleva Gesù, gli insegna il suo lavoro, lo accompagna alla sinagoga, lo aiuta a crescere in età, sapienza e grazia. E’ un modello di educatore, suggerisce, per ogni padre.
Figura silenziosa, per certi aspetti misteriosa, quasi sfuggente. Chissà se troppo semplice o troppo complessa.
I padri, come i figli, non si scelgono. Eppure proprio la modalità di quel rapporto, con il padre, con la madre, è determinante per la personalità, per la storia, di ciascuno.

Papa Francesco Ariccia- Corea

La notizia del viaggio di papa Francesco in Corea, a cavallo del prossimo Ferragosto, dal 14 al 18, viene diffusa mentre lui si trova ad Ariccia, alle porte di Roma, per la settimana di esercizi spirituali quaresimali con la curia romana. Sa di eccezionale la normalità delle immagini e della situazione che documentano.  Il papa che siede tra i banchi  come tutti, con la massima semplicità consentita, riconoscibuile appena dal colore dell’abito. Del resto, davanti a un tabernacolo, non c’è elemento di distinzione che tenga. Ascolta insieme agli altri le meditazioni di un parroco, Don Angelo De Donatis, sul tema della purificazione del cuore. Che non è solo quello della settimana di esercizi, ma è il tema del pontificato, quello che papa Francesco sta quotidianamente indicando agli uomini e alle donne della chiesa che guida da circa un anno. Il resto ne discende. Quando  situazioni così normali come questa, come viaggiare con la borsa, abitare presso una comunità, celebrare la messa quotidiana come ogni sacerdote, smetteranno di sorprenderci, la riforma della chiesa di papa Francesco sarà in larga parte attuata.