Il papa ai giovani, a Sarajevo

IMG_6596Qualcuno ci ha chiesto traccia del racconto in diretta fatto per Rainews a Sarajevo per la visita di Papa Francesco. Ne recupereremo alcuni passaggi in uno speciale, ma intanto ecco la diretta dell’incontro con i giovani, che il papa ha definito “fiori della primavera” del dopoguerra.

Papa Francesco a Sarajevo. La pace sia con voi

Una giornata intensa, quella di papa Francesco a Sarajevo, fatta di parole e di gesti, tutti densi e tutti significanti, anche quelli più semplici. Dall’invocazione alla pace, all’abbraccio con i martiri, in cattedrale, fino all’incontro con i giovani, al centro Giovanni Paolo II.

All’incontro con i giovani il papa ha lasciato da parte il testo scritto e ha risposto a braccio a quattro domande. Noi eravamo lì, in diretta per Rainews24, e il papa ha iniziato a parlare di televisione. In una giornata dedicata alla pace e al dialogo interreligioso, in cui aveva invocato l’armonia, auspicato ponti, riconciliazione e pace, il papa parlava a braccio di televisione, spiegando perché da 20 anni non la guarda più.
IMG_6703Per chi fa televisione la risposta è da meditare. Anche per chi fa informazione, in tempi in cui i conflitti, le guerre, si fanno con le armi ma anche con le immagini, che i terroristi oggi sanno produrre, usare e diffondere con una regia e degli obiettivi precisi. La “terza guerra mondiale a pezzi” di cui parla il papa si serve anche delle immagini dell’orrore, ed è per questo che le parole de papa sulla televisione ci sono sembrate pertinenti anche rispetto alla sua testimonianza contro la guerra, per la pace, per il futuro.Eccole: “Sì, a metà degli anni ’90, ho sentito una notte che questo non mi faceva bene, mi alienava, mi portava fuori… e ho deciso di non guardarla (la televisione, ndr). Quando volevo guardare un bel film, andavo al centro televisivo dell’arcivescovado e lo guardavo lì; ma soltanto quel film… La televisione invece mi alienava e mi portava fuori da me, non mi aiutava… Certo, io sono dell’età della pietra, sono antico!

FullSizeRenderE noi adesso… io capisco che il tempo è cambiato: viviamo nel tempo dell’immagine. E questo è molto importante. E nel tempo dell’immagine si deve fare quello che si faceva nel tempo dei libri: scegliere le cose che mi fanno bene! Da qui derivano due cose. Prima: la responsabilità dei centri televisivi di fare programmi che fanno bene, che fanno bene ai valori, che costruiscano la società, che ci portino avanti, non che ci portino giù. E poi fare programmi che ci aiutino affinché i valori, i veri valori, diventino più forti e ci preparino per la vita. Questa è responsabilità dei centri televisivi.
Secondo: sapere scegliere i programmi, e questa una responsabilità nostra. Se io vedo che un programma non mi fa bene, mi butta giù i valori, mi fa diventare volgare, anche nelle sporcizie, io devo cambiare canale. Come si faceva nella mia età della pietra: quando un libro era buono, tu lo leggevi; quando un libro ti faceva male, lo buttavi. E poi c’è un terzo punto: il punto della cattiva fantasia, di quella fantasia che uccide l’anima. Se tu che sei giovane vivi attaccato al computer e diventi schiavo del computer, tu perdi la libertà! E se tu nel computer cerchi i programmi sporchi, tu perdi la dignità!
Vedere la televisione, usare il computer, ma per le cose belle, le cose grandi, le cose che ci fanno crescere. Questo è buono! Grazie.”

Nel video la nostra visita, aspettando Papa Francesco a Sarajevo, alla parrocchia di Sant’Ignzio

Dopo #papaFilippine nuove avventure in vista

Sarà in America Latina il prossimo viaggio intercontinentale di papa Francesco, previsto dal 6 al 12 luglio in tre paesi: Ecuador, Bolivia e Paraguay. Sarà un viaggio densissimo, in posti non ben collegati tra loro, che in questi giorni stiamo cercando di capire come coprire al meglio.
Sperando che anche da lì sia possibile la cronaca dentro gli eventi secondo le modalità multimediali e in diretta che abbiamo finora seguito in Corea, Albania, Turchia, Sri Lanka e Filippine, abbiamo ricostruito una sintesi del racconto di Rainews24 e di Rainews.it dello scorso gennaio nelle Filippine attraverso le dirette, i servizi e i tweet.
Questo video (in onda nei prossimi giorni su Rainews24) è dedicato a tutti quelli, soprattutto pubblico televisivo e followers, che continuano a incoraggiarci nella nostra ricerca, talvolta audace, talvolta imperfetta, ma sempre onesta e appassionata di fare al meglio il nostro mestiere attraverso nuove strade che rendano al meglio la complessità ma anche le potenzialità dei nostri tempi.

Maradiaga sulle riforme del C9

Si è appena chiusa in vaticano la riunione del C9, il consiglio di cardinali per la riforma della Curia voluto da papa Francesco. A coordinare il gruppo, il cardinale Oscar Maradiaga, che abbiamo incontrato a margine della presentazione di un volumetto- antologia sui Poveri, edito dall’Ave nella collana sulle Parole di Francesco.

Misericordia, Un Giubileo straordinario

Nessuno può essere escluso dalla misericordia di Dio. È il cuore “programmatico” del pontificato di Papa Francesco che coincide con il cuore del Vangelo. E non è un caso che l’annuncio di un giubileo straordinario della Misericordia, dall’ 8 Dicembre prossimo al 20 dicembre 2016, Papa Francesco l’abbia dato nel secondo anniversario dell’inizio del suo pontificato. Il 13 marzo 2013 si presentava al mondo è il 13 marzo 2015 ha annunciato, in una celebrazione penitenziale, l’anno di grazia, festa del perdono. In un attimo ha allontanato l’attenzione da sé, e gli sguardi volti all’indietro, a quella sera di due anni fa e ai 24 mesi di pontificato appena trascorsi, si sono all’improvviso orientati in avanti, a questo nuovo “cammino” in cui bisogna entrare.

Francesco papa da due anni

Se qualcuno ci avesse raccontato in anteprima quello che in questi 24 mesi abbiamo visto e sentito, avremmo pensato a un film, o a una storia nata dalla fantasia. E invece è la realtà. “Siamo qui”, disse lui quella sera del 13 marzo di due anni fa. “Siamo qui”, continua a dire, implicitamente, ogni giorno, nelle circostanze più diverse.
Dopo due anni ci sono riforme in corso, la chiesa come un cantiere: il gruppo dei 9 cardinali, le commissioni, il sinodo che il papa vorrebbe rendere permanente, una “macchina” pensata dal concilio e rimessa in movimento. Sinodalità e collegialità, perché le decisioni importanti si prendono all’interno di un cammino condiviso, questione di metodo ma anche di sostanza.

Hanno aperto tanti cammini, questi primi due anni di Papa Francesco, dentro e fuori la chiesa. Un papa “normale” ma instancabile, mosso da una fede che un giorno definì “la dolce e unica ossessione di ogni giorno per tutti i giorni”.
Per capire cosa ha smosso è centrale la questione della fede, e non tanto del concetto quanto dell’esperienza della fede. Condottiero che è condotto, Papa Francesco ha spesso lo sguardo fisso al tabernacolo, la mano che spesso accarezza la croce semplice che gli pende al collo.
Non è prevista una festa per i due anni di pontificato ma una celebrazione penitenziale: la gioia del perdono, del resto, si può provare solo riconoscendosi peccatori. “Siamo ministri della Misericordia”, ha ricordato ai confessori. “Anche il più grande peccatore davanti a Dio è terra sacra”. Alla chiesa, ai cristiani, ha indicato che due sono le strade possibili: o l’amore o l’ipocrisia. Altra strada non c’è.

CL dal papa

L’udienza a San Pietro, per il popolo di CL, è come un ritorno alle radici di un’esperienza religiosa prima che sociale. Migliaia di persone e 47 paesi rappresentati. In piazza si riascoltano alcune testimonianze di don Giussani, scomparso da 10 anni, il fondatore che non aveva mai inteso “fondare niente”, come ricorda  papa Francesco, citandolo nel suo discorso. Per lui era urgente “ritornare agli aspetti elementari del cristianesimo”, cioè “la passione del fatto cristiano come tale nei suoi elementi originali”. Un’ urgenza che è in fondo di ogni tempo.

In un Padre nostro il cuore di un pontificato

Intensa domenica di papa Francesco: all’angelus la denuncia della “piaga vergognosa” della tratta di esseri umani, nel pomeriggio la visita alla parrocchia romana di San Michele Arcangelo a Pietralata, alla periferia di Roma. Ma prima, a sopresa, il papa si è fermato a visitare un campo nomadi. Nessuno lo aspettava, ma tutti gli corrono incontro. Prima le donne e i bambini, poi anche gli uomini. Eccezionali scene di normalità. Nel padre nostro recitato in spagnolo (nel campo ci sono anche profughi dell’America Latina) c’è il senso semplice, profondo, di una fede, quasi il programma di un pontificato.