Famiglia. Sinodo in corso.

Clima franco e sereno, al sinodo straordinario sulla famiglia. Lo racconta a Rainews24 padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, che vi partecipa tra i delegati pontifici indicati da papa Francesco.
Questo sinodo, racconta, è espressione di una chiesa dalle porte aperte, che fedele a se stessa e al suo mandato evangelico, non vuole separarsi dal mondo ma porsi con esso in dialogo, facendosi carico delle situazioni concrete e reali degli uomini e delle donne di oggi.

Sinodo famiglia. Un cammino che inizia…

Papa Francesco lo ha detto chiaramente alla messa di apertura del sinodo sulla famiglia: le assemblee sinodali non servono per discutere belle idee o per vedere chi è più intelligente, ma per cooperare al progetto d’amore di Dio sul suo popolo. Che è fatto di persone concrete, con i loro sogni, talvota infranti, con le gioie, i dolori… Alla veglia della sera prima il papa aveva usato un’immagine efficace, parlando alla chiesa: “dobbiamo prestare orecchio ai battiti di questo tempo e percepire l'”odore” degli uomini di oggi fino a restare impregnati delle loro gioie e speranze, delle loro tristezze e angosce”. Se e come questo avverrà si vedrà nei prossimi giorni.
Nei video, i commenti di Padre Antonio Spadaro al discorso di papa Francesco alla veglia per il sinodo e all’omelia della messa di apertura.

Buon onomastico Francesco

Il 13 marzo dell’anno scorso sembra lontanissimo, eppure è passato un anno e mezzo appena. Sarà che sono stati mesi intensi. Fu quella sera che la sorpresa di un nome audace raggiunse il mondo prima del volto del nuovo papa. Con la leggerezza e la potenza di una freccia, quel nome attraversò la piazza attonita e in attesa: FRANCESCO.
Già sentito per un Re, ma mai per un pontefice. Un nome che fu annuncio di tante novità. Colpisce rivedere le immagini di quella sera, riascoltare, tre giorni dopo l’elezione, come era venuta fuori la scelta di quel nome coraggioso, nato nel cuore, quasi da sé.

Sguardo dolce mano ferma

fotoIl Papa della tenerezza, in certi momenti della leggerezza, sorride giocando con una pallina al termine dell’udienza generale, mentre l’ex nunzio polacco Wesolowski accusato di pedofilia, è agli arresti domiciliari in Vaticano. Una storia di cronaca, quella che in questi giorni è sulle prime pagine dei giornali non solo italiani, ma con 2 aspetti inediti: l’arresto di un ex arcivescovo all’interno delle mura vaticane, e l’approvazione diretta del papa. Non era mai successo. Quanto avvenuto, ha dichiarato il portavoce vaticano Lombardi, “è conseguente alla volontà espressa del Papa, affinché un caso così grave e delicato venga affrontato senza ritardi, con il giusto e necessario rigore, con assunzione piena di responsabilità da parte delle istituzioni della Santa Sede”. La mano ferma e lo sguardo dolce. I due aspetti, complementari, della chiesa di papa Francesco. Una pastorale intelligente, coraggiosa e piena d’amore, chiese al concistoro straordinario sulla famiglia in vista del sinodo che si aprirà il 5 ottobre prossimo. Come dire: linea della misericordia. Il mistero di una chiesa che chiede -e ottiene- consolazione per il popolo di Dio, “padre misericordioso”, ha evocato domenica scorsa a Tirana, ai vespri, parlando a braccio, commosso, dopo la testimonianza di due martiri del periodo della dittatura. Ma sulla pedofilia non ci sono sconti per nessuno: “con i bambini non si scherza”, è la linea, chiara, inequivocabile. Lo aveva promesso ad alcune vittime, guardandole negli occhi, durante una messa a santa Marta, lo scorso luglio, quando puntò il dito contro i “lupi entrati nel gregge”: “non c’è posto nel ministero della Chiesa -aveva avvertito- per coloro che commettono abusi sessuali”, definiti un ” peccato” ma anche un “grave crimine”. “Una messa nera”, aveva detto rientrando dal Brasile lo scorso agosto.
Non sorprende, dunque, questo arresto: severità con i lupi per proteggere il gregge. Senza indugio.

In Albania un popolo coraggioso

All’udienza del mercoledì papa Francesco torna sul viaggio di domenica scorsa in Albania, raccontando di avere incontrato “un popolo coraggioso, lavoratore e forte, che non si è lasciato piegare dal dolore”, che ora invita al coraggio del bene, “per costruire il presente e il domani dell’Albania e dell’Europa”. La pacifica convivenza tra persone di religioni diverse è “non solo auspicabile, ma concretamente praticabile”, continua, “loro la praticano, praticano un dialogo autentico e fruttuoso che rifugge dal relativismo e tiene conto della identita’ di ciascuno”.
Nel servizio, la sintesi della giornata a Tirana.

Il papa gesuita

E’ il titolo di un libro di Vittorio Alberti, filosofo e officiale del pontificio consiglio per la giustizia e la pace, che abbiamo incontrato a Piazza san Pietro, nella domenica di fine luglio in cui papa Francesco ha rivolto, all’angelus, un nuovo forte appello per la pace, pensando in particolare al Medio oriente, all’Iraq e all’ Ucraina.

Chiesa e pedofilia
Guarire le ferite

foto (1)Le parole di papa Francesco sulla pedofilia, oltre agli aspetti di contenuto, molto importanti, presentano diversi aspetti di novità metodologia.
1. Il papa parla in spagnolo, la sua lingua madre, attingendo alle radici più profonde di se stesso, del proprio cuore.
2. Parla in un’OMELIA, a Santa Marta, un luogo periferico della città del vaticano, che fino a un paio di anni fa pochi sapevano esistesse, ma divenuto centrale per leggere il suo pontificato.
3. Parla davanti all’altare, dopo la proclamazione delle letture, accanto a una statua della Madonna che porta in braccio un bambino, icona della chiesa madre.
4. Parla davanti a sei vittime di abusi da parte del clero. Persone adulte, ma che portano i segni, le cicatrici, di esperienze terribili vissute nell’infanzia.
5. Il coinvolgimento delle vittime in un percorso di riconciliazione e di risanamento risulta essenziale, qualificante, per la credibilità e la verità di quel processo di tolleranza zero contro la pedofilia già avviato già da Benedetto XVI e che papa Francesco sta proseguendo senza indugio (“con i bambini non si scherza”, aveva dichiarato in altra occasione sullo stesso argomento)
6. Il papa dà voce a un’angoscia e a un dolore suoi personali davanti a persone reali, storie concrete. Un campione dei tanti fascicoli aperti presso l’ex sant’uffizio.
7. Molte volte, nell’omelia, ricorrono parole come “cuore”, “occhi” o “sguardo”, che marcano un metodo: Papa Francesco si sente sotto uno sguardo divino da cui si lascia guardare, e a sua volta guarda le persone e le cose in un modo speciale. “Ho guardato negli occhi un uomo vero”, ha detto una delle vittime presenti a quell’incontro intervistata dal Boston Globe, auspicando che quell’omelia venga letta nelle chiese di tutto il mondo.
8. Per quanto  riguarda i contenuti, il papa è riuscito a dire in estrema sintesi tutto quanto andava detto sul tema, nel modo e nei toni giusti, più di quanto si sarebbe riuscito a fare con un documento o un atto formale. Aveva aperto le porte di Santa Marta alle vittime dalla sera prima, le aveva già incontrate a cena, si sarebbe soffermato con ciascuno di loro, senza fretta, per oltre tre ore dopo la celebrazione.
9. Assicurare che “non c’è posto nel ministero della Chiesa per coloro che commettono abusi sessuali”, riconoscere le responsabilità non solo di chi ha  si è macchiato di un ” peccato” che coincide con un “grave crimine”, ma anche di  quei capi della chiesa che hanno peccato di omissione non dando doveroso seguito a denunce o notizie di ceri fatti, dà consistenza a quella dinamica di misericordia e di perdono che il papa, contemporaneamente, invoca.
10. Un metodo e dei contenuti, quelli emersi, più efficaci di uno scritto, di un documento o delle linee guida contro la pedofilia che pure le conferenze episcopali di tutto il mondo stanno adottando. Il processo di risanamento per le vittime è imprescindibile per il processo di risanamento richiesto e avviato per la chiesa stessa. Che le vittime di un tempo siano coinvolte in questo doppio processo di risanamento, e che tanti uomini della chiesa di un tempo siano oggi additati come “lupi entrati nel gregge”, un altro segno di tempi nuovi.

Basterebbe qualche ora…

Vatican Spain_rainGiusto! Basterebbe qualche ora! Più misura, un po’ di moderazione….
Arrivato in vaticano con la moglie Letizia per il suo primo viaggio da quando è salito al trono di Spagna dopo l’abdicazione del padre Juan Carlos, re Felipe ha colto l’occasione per invitare papa Francesco in Spagna per il quinto centenario della nascita di Santa Teresa d’Avila, che ricorre il 28 marzo 2015.
Il segretario di Stato Pietro Parolin gli ha fatto presente che l’agenda del Papa è molto piena, che prevede tanti impegni, e così Felipe ha spiegato di aver detto al Papa che il viaggio sarebbe «molto importante» e che basterebbe anche una visita molto breve: «una questione di ore».
Già! Basterebbe qualche ora anche per una visita a una diocesi, basterebbe un’ora per una visita a un Policlinico….
Forse ci vorrebbe più attenzione e un’agenda meno assillante per un papa energico e generoso ma non giovanissimo, che da circa 15 mesi non si è concesso un giorno di riposo, che anche quest’estate non prevede vacanze, e che passerà il ferragosto in Corea con i giovani dell’Asia.
Solo guardando la settimana in corso si trovano udienze, 4 giorni di riunione con i cardinali del C8 per la riforma della curia, la visita di sabato in Molise con un fitto programma tra Campobasso Castelpetroso e Isernia.
Sarebbe bello vedere papa Francesco in Spagna per i 500 anni dalla nascita di una grande santa. Una questione di ore, che renderebbe possibili più cose, più possibili le cose.

Papa Francesco e i parlamentari italiani

Il 27 marzo scorso i parlamentari italiani varcavano la soglia del Vaticano
per partecipare alla messa mattutina presieduta da papa Francesco nella
Basilica di San Pietro.
Le testimonianze di una quarantina di loro, i loro commenti, frutto per
alcuni
di un certo stupore per aver sentito quel giorno parole dure di critica per
una classe dirigente che si era allontanata dal popolo, (fino a essere
indicata
come “sepolcri imbiancati”) hanno dato vita a un libro, Eletti per servire, a
cura di monsignor Lorenzo Leuzzi, appena presentato presso la sala della
Regina
di Palazzo Montecitorio.
Del resto quell’incontro con papa Francesco era una celebrazione
eucaristica,
le sue parole erano un’OMELIA, riflessione del pastore sulle letture del
giorno. E lui, papa Francesco, è un mediatore che non conosce mediazione:
Mediatore tra Dio e il popolo, in lotta con gli uni e con gli altri, senza
possibilità di compromessi, per farsi un canale tra cielo e terra. Non è un
caso che a Sibari la dura condanna della ‘ndrangheta, fino alla scomunica,
era
risuonata non in un discorso pubblico ma in un’omelia, “con lo sguardo
rivolto
al Corpus Domini”. Nello stesso giorno parlando al clero di Cassano il papa
aveva invitato a farsi “canali”, ma aveva anche avvertito che chi mette al
centro se stesso, da “canale” si trasforma in uno “schermo”. Anche i
politici,
in fondo, in un modo e in un contesto diversi, dovrebbero essere dei canali,
tra i cittadini e le istituzioni, tra il popolo e la cosa pubblica.

Papa Francesco Pace in Medio Oriente


All’udienza generale del mercoledì papa Francesco parla del viaggio in Terrasanta dei giorni scorsi, e ne cita alcuni momenti. Ribadisce che la pace si fa artigianalmente, ironizzando che “non ci sono industrie di pace”. Ricorda l’invito, in vaticano, a Shimon Peres e Abu Mazen in nome della pace. Secondo la stampa Israeliana l’incontro potrebbe avvenire molto presto, forse già il 5 o 6 giugno.
Nel servizio le tappe principali del viaggio.