Effetto Francesco. Più di 6 milioni e mezzo a San Pietro

Pope Francis' visit "Bambin Gesu" children's hospitalDal 13 marzo, giorno dell’elezione di papa Francesco, e nei mesi successivi, l’afflusso di persone per partecipare a celebrazioni, udienze e Angelus non solo non è andato calando, come qualcuno ipotizzava dopo le prime settimane di entusiasmo, ma anzi è stato un crescendo continuo, che ha portato in Vaticano circa 6milioni 623mila fedeli. Cifra approssimativa, su dati resi noti dalla Prefettura della Casa Pontificia, calcolati in base alle richieste di partecipazione agli incontri con il Papa, degli inviti distribuiti dalla Prefettura, di una valutazione delle presenze per le celebrazioni ed eventi a ingresso libero. Enorme la cifra dei fedeli stimati, che significa 6milioni 623mila volti e storie. Significa famiglie, giovani, bambini, per tanti un viaggio per arrivare a Roma, un desiderio magari coltivato da tempo, un progetto… Per tanti il sogno di un contatto ravvicinato, di una parola, di una stretta di mano. Questi dati, che non includono gli eventi al di fuori del Vaticano, dalla Gmg di Rio, alle visite apostoliche, sono la spia di una relazione viva tra il vescovo-pastore e il popolo al quale papa Francesco, dal suo primo Buonasera, ha chiesto di cominciare un cammino insieme. Un rapporto reciproco, inscindibile, che al di là dei numeri, e del fenomeno apparentemente di massa, chissà quali e quante sorprese contiene. La gente sembra nutrirsi di questa relazione, ma anche papa Francesco sembra non poterne fare a meno, è per lui vitale.
E’ significativo che nel nominare il nuovo Segretario della Conferenza episcopale italiana papa Francesco abbia avuto la sensibilità di chiedere scusa alla sua diocesi. Un modo per dire che non c’è pastore senza pecore, e ogni decisione che coinvolga un pastore riguarda in qualche modo anche le sue pecore.

2014: La pace da costruire

È una giornata dedicata alla pace quella che inizia il nuovo anno. Un buon auspicio la lettera fatta recapitare nei giorni scorsi dal presidente siriano Bashar Assad a Papa Francesco  per ringraziarlo per le sue prese di posizione sulla Siria. Non si è stancato di invocare la pace, papa Francesco, con la veglia a San Pietro del settembre scorso, continuando a richiamare  i credenti di ogni fede alla preghiera, invitando i non credenti a desiderare la pace. Tutti insieme, ha chiesto, “i credenti con la preghiera e i non credenti con il desiderio”. La pace è “artigianale”, ha suggerito nel messaggio Urbi te Orbi del giorno di Natale. Un modo per dire che bisogna costruirla, con pazienza e tenacia. Assad ha scritto al papa per la sua personale credibilità, ma anche riconoscendo il ruolo diplomatico della Santa Sede per risolvere una crisi che deve trovare uno sbocco. Il messaggio consegnato dalla delegazione di Damasco al segretario di Stato Parolin è in realtà rivolto alla comunità internazionale. Speriamo sia un inizio.

Primo Natale di Papa Francesco

Quando parla papa Fracesco i passaggi a braccio contengono sempre un significato, come una chiave segreta. Nel messaggio urbi et orbi, alla città e al mondo, del suo primo Natale, suggerisce che la pace e “artigianale”, che significa da costruire, come fa l’artigiano, abituato a creare oggetti con le mani, con pazienza, seguendo un progetto. Chiedendo la pace per la Siria invita i credenti di ogni credo religioso a non stancarsi di pregare, ma poi, a braccio, chiama in causa i non credenti, invitandoli a coltivare il desiderio della pace. Insomma, in nome della pace chi crede preghi, chi non crede desideri, chiede papa Francesco, con un appello all’umano che tutti può unire. Come quell’invito -così dolce- alla tenerezza.
Nell’omelia della messa di Natale, 8 minuti densi, la luce e le tenebre, l’invito a non aver paura. “Non temete, ripete il papa con le parole usate dagli angeli con i pastori, duemila anni fa”.

Natale. Le tenebre e la luce

Siamo popolo in cammino, dice con Isaia  papa Francesco nell’omelia della messa di Natale. Parla di tenebre e luce intorno a noi e anche dentro di noi. Usa due parole chiave: camminare, vedere. Parla di Dio che è luce e di un popolo che invece “alterna momenti di luce e di tenebra , fedeltà e infedeltà, obbedienza e ribellione; momenti di popolo pellegrino e momenti di popolo errante”. In un passaggio a braccio ripete “popolo in cammino”, ma specifica che il “popolo pellegrino non vuole essere popolo errante”. I pastori, ultimi ed emarginati del loro tempo, furono i primi a ricevere l’annuncio, spiega,  perchè vegliavano, come fanno i pellegrini. Dio Paziente, luce che rischiara le tenebre, “misericordia e padre che perdona sempre”, conclude papa Francesco a braccio, ripetendo le parole degli angeli ai pastori: “non temete”. Il 25 dicembre giorno di Natale, giorno di una nascita, coincide per papa Bergoglio con il giorno del suo battesimo.

Natale di speranza e di fraternità, ma anche di giustizia

Natale di speranza e di fraternità, ma anche di giustizia, augura papa Francesco all’Angelus dell’ultima domenica di avvento.
Parole, le sue, dal forte impatto sociale. Con occhi abituati a vedere, anche dall’alto della sua finestra, il Papa è colpito da uno striscione con lo slogan “i poveri non possono aspettare”, che lo induce a ricordare chi manca di una casa, perché non l’ha mai avuta o perché l’ha persa. Riflette sul legame tra famiglia e casa, parla di Gesù, che non è nato in una casa ma in una stalla, ed è arrivato solo successivamente alla sua casa a Nazareth.
Dalla sua finestra Papa Francesco vede anche le bandiere dei manifestanti arrivati Roma in nome dei diritti. Chiede loro di non abbandonare la via del dialogo, di respingere le tentazioni dello scontro e della violenza. Poco prima aveva parlato di san Giuseppe, uomo buono e giusto, che non aveva serbato rancore.
Poi gli auguri di Natale. Alle parole speranza e fraternità papa Francesco aggiunge, sottolineandola, la parola giustizia.

Natale festa della fiducia e della speranza

L’udienza generale del 18 dicembre è stata per papa Francesco l’ultima del 2013, la trentesima dal 27 marzo.

Un milione 548.500 i biglietti d’ingresso distribuiti in questi mesi, senza contare le persone arrivate ogni settimana in zona piazza prive di biglietto. All’inizio si pensava che nell’arco di qualche settimana la folla sarebbe diminuita, invece è avvenuto l’opposto. In diverse occasioni sono stati necessari dei maxi-schermo anche in Piazza Pio XII e via della Conciliazione, trasformata in zona pedonale.

E’ l’effetto Francesco, che ha ispirato una parola nuova, “papafrancescanesimo”. Per soddisfare le richieste per la messa quotidiana a santa Marta sarebbero già coperti gli anni fino al 2017.

Nel Natale “Dio si rivela non come uno che sta in alto e che domina l’universo, ma come Colui che si abbassa, discende sulla terra piccolo e povero”, sottolinea il papa nell’ultima udienza proma di Natale. Poi aggiunge a braccio che “è una cosa brutta quando si vede un cristiano che non vuole abbassarsi, che non vuole servire, un cristiano che si pavoneggia”. E conclude: “quello non è cristiano, quello è pagano. Il cristiano serve, si abbassa. Facciamo in modo che questi nostri fratelli e sorelle non si sentano mai soli!”

Buon compleanno, tenero-combattivo, papa Francesco

Il tempo che ha alle spalle dà sapore a quello che ha davanti. Papa Francesco compie 77 anni portati con gran disinvoltura.
Ha un modo di vivere il tempo ordinato e organizzato, ma nel contempo imprevedibile e aperto alle sorprese. In appena 9 mesi di pontificato ha avviato percorsi destinati a cambiare la chiesa in profondità, pur nella fedeltà alle sue radici. Convinto che il tempo sia superiore allo spazio, come ha scritto nell’esortazione Evangelii Gaudium, e che iniziare processi sia più importante che possedere spazi, crede nel lavoro a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Eppure lui conosce non solo la calma, ma anche la fretta, la resistenza come la resa.
Il trionfo cristiano, ha affermato, è sempre una croce, che si porta con tenerezza combattiva.

Il papa intervistato da una donna. Se non ora quando?

Speranza e tenerezza, il Natale per Papa Francesco, “contemplare la visita di Dio al suo popolo”.

Lo racconta lui stesso al quotidiano La Stampa. Un’intervista a tutto campo: lo ior, le riforme della curia, il possibile viaggio in terrasanta. Sul rapporto tra chiesa e politica dice che se non è finalizzato ad aiutare il popolo inizia un connubio che imputridisce la chiesa. Indica l’ecumenismo come una priorità: con i cristiani non cattolici “è un dolore non poter celebrare ancora l’eucaristia insieme”, afferma, ma l’amicizia c’è. E poi alla domanda sui divorziati rispostati ribadisce che l’esclusione dalla comunione non è una sanzione, ma precisa di non aver trattato questo specifico tema nell’esortazione Evangelii gaudium, e ricorda che del matrimomio nel suo complesso si occuperà il sinodo dei vescovi il prossimo anno. Tutti temi pieni di futuro.

Definisce “una battuta uscita da non so dove” quella sulle donne cardinale: le immagina, dice, chi soffre un po’ di clericalismo. Certo, visto che il papa concede interviste, (questa non è la prima) sarebbe un bel segno vederlo, prima o poi, a colloquio con una donna.

Papa Francesco: presenza più incisiva per le donne nella Chiesa

La devozione mariana è molto radicata nella spiritualità di papa Francesco. Si è visto, ancora una volta, a Piazza di Spagna, nei lunghi minuti di raccoglimento silenzioso ai piedi della statua dell’Immacolata. Ma la valorizzazione del genio femminile è per questo papa più che devozione.

Tra le sfide ecclesiali aperte, segnalate nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, il papa chiede di “allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa”. Se non si pone in discussione il sacerdozio riservato agli uomini, si ricorda che “una donna, Maria, è più importante dei vescovi”, e si chiede ai pastori e ai teologi di aiutare a meglio riconoscere il possibile ruolo della donna “lì dove si prendono decisioni importanti, nei diversi ambiti della chiesa”.
Non è mica cosa da poco affermare che una donna, (per di più laica) è più importante dei vescovi. Chissà se da queste indicazioni verranno delle conseguenze, e quali…..

Papa Francesco su Internet: opportunità e rischi della rete

Quando ci si accosta con tenerezza a coloro che sono bisognosi di cure, si porta la speranza e il sorriso di Dio nelle contraddizioni del mondo, ha scritto papa Francesco nel messaggio per la giornata mondiale del malato, diffuso il 7 dicembre.

E di possibili contraddizioni, di luci e ombre, parla anche, nella stessa giornata, nell’ udienza alla plenaria del pontificio consiglio per i laici, sul tema «Annunciare Cristo nell’era digitale».

Cita la donna, che “nella crisi culturale del nostro tempo, viene a trovarsi in prima linea nella battaglia per la salvaguardia dell’umano”. Invita, richiamando san Paolo, a “vagliare ogni cosa” ma a tenere “ciò che è buono”.  Un suggerimento, a ben guardare, che vale non solo in relazione alla rete.  Qui «vagliare ogni cosa» significa consapevolezza che ci sono monete false, illusioni pericolose, trappole da evitare, ma anche “preziose opportunità”, dice papa Francesco, e “la più importante riguarda l’annuncio del Vangelo”. Avverte che “non è sufficiente acquisire competenze tecnologiche, pur importanti”, perché si tratta anzitutto “di incontrare donne e uomini reali,  feriti o smarriti, per offrire loro vere ragioni di speranza”. Insomma per papa Francesco la presenza della Chiesa nella rete non è certo inutile, è anzi importante essere presenti, “con stile evangelico”, in quell’ambiente di vita che per tanti è diventata la rete, specie per i giovani. Anche quello è un luogo “per risvegliare le domande insopprimibili del cuore sul senso dell’esistenza”, consapevoli, però, che  “internet non basta, la tecnologia non è sufficiente”.

Per chi volesse approfondire il discorso sulla comunicazione nella e della chiesa, si segnala il libro di Angelo Scelzo, La penna di Pietro (Lev editrice), che ripercorre storia (e cronaca) della comunicazione vaticana dal Concilio a papa Francesco, affermando, non a torto, che i cinque secoli di distanza dalla stampa di Gutemberg al Concilio non valgono, in termini di innovazione e progresso, gli ultimi 50 anni, iniziati con la pubblicazione dell’ Inter Mirifica, il decreto conciliare sulle comunicazioni sociali nella chiesa, e culminati nell’era digitale.