La pace artigianale cercata da papa Francesco è fatta di gesti, parole, incontri. Ne abbiamo ricostruito i momenti salienti lungo tutto l’anno appena trascorso.
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Papa Francesco in Turchia
L’ultimo incontro a Istanbul prima di partire per Roma, Papa Francesco l’ha dedicato ai giovani e ai bambini dell’oratorio salesiano di Istanbul, profughi dalla Siria, dall’Iraq, Iraq, dall’Africa, da diversi paesi del medio oriente. Cristiani e musulmani, perché di fronte a certe circostanze della vita una fede diversa non è un ostacolo. C’è un “ecumenismo della sofferenza” si legge nella dichiarazione congiunta che Papa Francesco e Bartolomeo I hanno firmato nel giorno di Sant’Andrea, alla ricerca di strade nuove per la piena comunione tra le chiese d’oriente e d’occidente, per l’unità, per la pace.
Tra le immagini più significative di questo viaggio del papa in Turchia, l’ingresso nella Moschea Blu con il gran Muftì, e il bacio, seguito all’abbraccio, con Bartolomeo I al termine della preghiera ecumenica. Nel video una sintesi di questo sesto viaggio apostolico.
Papa Francesco. La follia della guerra, La vita per la pace.
All’Angelus domenicale papa Francesco torna sul viaggio a Redipuglia, sulla follia della guerra, che sembra non avere insegnato niente. Tra Redipuglia e l’angelus a San Pietro, la celebrazione con 20 matrimoni nella basilica di San Pietro: il cammino della vita in contrapposizione alla distruzione della guerra.
Del resto dai luoghi del Friuli che ricordano i morti del passato il messaggio di papa Francesco era per i vivi: forte, chiaro, semplice, radicale come solo le cose semplici sanno essere. Dalla contemplazione della bellezza di questa terra, il papa aveva suggerito una visione: bimbi che giocano e anziani che sognano, mentre uomini e donne portano avanti la famiglia, collaborando all’opera creatrice di Dio. All’opposto l’esperienza della guerra che distrugge tutto, “anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano”, anche “il legame tra fratelli”.
Non c’è possibilità di conciliare queste due strade: sono alternative. da una parte la vita che va avanti, con fatica, con difficoltà, ma va avanti (il matrimonio non è una fiction, dice il papa agli sposi, ma il cammino insieme di un uomo e di una donna) dall’altro la follia della guerra, il suo piano di distruzione, l’ideologia che giustifica passioni e impulsi distorti. A Redipuglia erano state ricordate le vittime di tutte le guerre, comprese quelle di oggi, che sono tante, “perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante!”.
Eppure le guerre avrebbero potuto portare saggezza: “riconoscere gli errori, provarne dolore, pentirsi, chiedere perdono e piangere”. E’ questo che auspica Papa Francesco, la conversione del cuore, passare dalla considerazione “A me che importa?”, al pianto. Un’omelia sintetica, quella a Redipuglia, comprensibile anche per un bambino, eppure ostica, forse, per i realisti e i grandi della terra. Proprio con i bambini il fuori programma della mattinata friulana scandita dai silenzi oltre che dalle parole: un’Ave Maria recitata insieme ai più piccoli, fuori il cimitero austro ungarico, in nome della pace.
La pace e le guerre
I gesti e le parole di pace di papa Francesco, dall’inizio del pontificato, sono stati tanti. Dallo speciale di Rainews 24 dedicato a Le guerre alle porte, un servizio che ripercorre alcune tappe dell’impegno di papa Francesco per la pace, e poi il commento di Flaminia Giovanelli, sottosegretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace
Il papa gesuita
E’ il titolo di un libro di Vittorio Alberti, filosofo e officiale del pontificio consiglio per la giustizia e la pace, che abbiamo incontrato a Piazza san Pietro, nella domenica di fine luglio in cui papa Francesco ha rivolto, all’angelus, un nuovo forte appello per la pace, pensando in particolare al Medio oriente, all’Iraq e all’ Ucraina.

Pace è fraternità
Nel messaggio per la giornata mondiale della pace papa Francesco indica una parola semplice come suo fondamento e via di pace: la fraternità, declinata in tanti ambiti della vita e delle relazioni umane. Invita a riscoprirla nell’economia, a ripensare modelli di sviluppo e stili di vita, la indica come arma che può spegnare la guerra. Denuncia corruzione e crimine organizzato, avverte che il conflitto nasce quando tra cittadino e istituzioni si incuneano interessi di parte. Chiede un uso retto delle risorse della terra. Definisce la fame nel mondo una vergogna. Mentre il messaggio è presentato in sala stampa, papa Francesco parla agli ambasciatori di 17 stati ricevuti i vaticano per le credenziali, e insiste su un tema che gli sta particolarmente a cuore: la tratta degli esseri umani. La definsice una forma di schiavitù che riguarda anche i paesi più sviluppati, un crimine contro l’umanità. Durissimo il passaggio in cui collega la tratta al commercio delle droghe, delle armi, alla mafia, e afferma che a volte ne sono stati contagiati anche operatori pubblici e membri dei contingenti delle missioni di pace. La persona umana non si dovrebbe mai vendere e comprare come una merce, avverte, e attenzione alla globalizzazione, che rende vicini ma non fratelli.
Parolin: serve una Curia efficace e trasparente
Il primo incontro con i giornalisti del Segretario di Stato Vaticano avviene in maniera informale a margine della presentazione di un libro. Il ghiaccio è subito rotto. Lo stile, la gentilezza, molto in linea con il papa che lo ha scelto. Per lui, prima delle parole, parlano lo sguardo e il sorriso.