Famiglia. Il sinodo va in piazza

Dall’aula del sinodo i temi della famiglia arrivano in piazza San Pietro. All’udienza del mercoledì papa Francesco inizia un ciclo di catechesi sulla famiglia parlando del sinodo dello scorso ottobre in vista di quello ordinario del prossimo anno. Si sofferma sul metodo più che sui contenuti, sul processo avviato e ora in corso. “Sulla famiglia nessuna censura previa”, sottolinea, c’è stata libera discussione, e nessun intervento ha messo in discussine le verità fondamentali del sacramento del matrimonio.
Nel video alcuni passaggi del suo discorso.

Omaggio all’Immacolata

Un papa mite, eppure combattente, quello che abbiamo visto l’8 dicembre a Piazza di Spagna per il tradizionale omaggio alla Madonna dell’Immacolata. Nella preghiera  cita “la lotta quotidiana  contro le minacce del maligno”, ma rivolgendosi alla Vergine conclude con  la certezza che “in questa lotta non siamo soli, non siamo orfani”. Prima di arrivare nel centro di Roma una sosta a santa Maria Maggiore, la preghiera personale prima di quella pubblica.

Le teologhe fragole della torta

Riconoscere le donne “i loro diritti, il valore dei compiti che svolgono” nella vita sociale e professionale. Lo chiede Papa Francesco nel messaggio al Festival della famiglia a Trento, sottolineando che “gli impegni della donna, a tutti i livelli della vita familiare, costituiscono anche un contributo impareggiabile alla vita e all’avvenire della societa'”. Attenzione, chiede poi il papa, a quelle donne “affaticate e quasi schiacciate dalla mole dei pesi e dei compiti”.
Di donne, questa volta di teologhe, il papa parla alla commissione teologica internazionale. Il passaggio del testo in cui si citava “la significativa maggiore presenza delle donne” nella commissione, viene modificato nel passaggio a braccio in cui il papa non pronuncia la parola “significativa”, e a proposito della “maggiore presenza” delle donne teologhe aggiunge: “ancora non tanta. sono le fragole della torta. Bisogna di più”.

Papa Francesco in Turchia

L’ultimo incontro a Istanbul prima di partire per Roma, Papa Francesco l’ha dedicato ai giovani e ai bambini dell’oratorio salesiano di Istanbul, profughi dalla Siria, dall’Iraq, Iraq, dall’Africa, da diversi paesi del medio oriente. Cristiani e musulmani, perché di fronte a certe circostanze della vita una fede diversa non è un ostacolo. C’è un “ecumenismo della sofferenza” si legge nella dichiarazione congiunta che Papa Francesco e Bartolomeo I hanno firmato nel giorno di Sant’Andrea, alla ricerca di strade nuove per la piena comunione tra le chiese d’oriente e d’occidente, per l’unità, per la pace.
Tra le immagini più significative di questo viaggio del papa in Turchia, l’ingresso nella Moschea Blu con il gran Muftì, e il bacio, seguito all’abbraccio, con Bartolomeo I al termine della preghiera ecumenica. Nel video una sintesi di questo sesto viaggio apostolico.

Famiglia, sinodo in cammino

Nei giorni scorsi, si è riunito a Roma il consiglio ordinario del sinodo dei vescovi, aperto da papa Francesco il 18 novembre, per fare il punto sul sinodo straordionario sulla famiglia che si è tenuto a ottobre e sul percorso da qui al prossimo anno, quando un sinodo ordinario rimetterà il tema famiglia all’ordine del giorno. Fra le due assemblee c’è un periodo di circa un anno che non ha precedenti nella storia dell’istituzione sinodale, con tutta la chiesa in cammino e in ricerca. Per i primi di dicembre le conferenze episcopali riceveranno il documento finale dello scorso sinodo e alcuni punti che ne favoriscano la comprensione e l’approfondimento. Del percorso in atto si è discusso a Roma, al centro russia ecumenica, “il messaggio dell’icona”, per iniziativa del neo nato Cenacolo degli Amici di Papa Francesco.

Walter Kasper: Papa Francesco? Un “conservatore intelligente”.

Il primo incontro pubblico del Cenacolo degli amici di Papa Francesco, presso Il Messaggio
dell’Icona, centro Russia ecumenica, a Borgo Pio, è per il cardinale Walter Kasper l’occasione per tracciare un bilancio del sinodo straordinario sulla famiglia, in vista di quello ordinario del prossimo anno. Si dice non scontento dell’esperienza vissuta, anche se non entusiasta.
Parla del vangelo che non si trasmette come un pacco ma si tramanda di generazione in
generazione, di ermeneutica della continuità come ermeneutica della riforma, di una chiesa UNA ma non uniforme, di una luce che non è quella di un faro ma quella di una lanterna che rischiara il cammino, passo dopo passo.
Tra i temi del Sinodo straordinario sottolinea la bellezza del matrimonio e della famiglia, senza nascondere il problema dei tanti che “non vogliono più sposarsi, né religiosamente né civilmente”.
Convinto che la riammissione ai sacramenti dei divorziati risposati non sia l’unico problema, si dice sicuro, parlando con Rainews 24, che su questo punto una soluzione si troverà, perché lo chiede la gente e lo chiedono i parroci.

Beato Paolo VI

Per la chiesa è sempre una festa la proclamazione di un nuovo beato. Nel caso di Giovan Battista Montini, “grande timoniere” del concilio Vaticano II, beatificato – non a caso- a conclusione del sinodo straordinario sulla famiglia, i significati sono tanti.
Papa Francesco definisce ironica e geniale la frase di Gesù “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quel che è Dio”, sottolinea che la speranza in Dio non è un alibi o una fuga dalla realtà ma è restituire operosamente a Dio ciò che gli appartiene. Ricorda il “camminare insieme” del sinodo appena concluso, rimarca che la chiesa è chiamata senza indugio a prendersi cura delle ferite che sanguinano, e a riaccendere la speranza per tanta gente senza speranza.
“Abbiamo seminato e continueremo a seminare”.
A Paolo Vi un grazie sincero. E chissà se non rivede un po’ se stesso quando sottolinea che “mentre si profilava una società secolarizzata e ostile” seppe condurre “con saggezza lungimirante – e talvolta in solitudine – il timone della barca di Pietro senza mai perdere gioia e fiducia.

La “macchina” sinodale.

fotoIn questi giorni si è vista in funzione la macchina sinodale, di cui non tutti conoscevano l’esistenza, soprattutto in quell’opinione pubblica e in quegli operatori dell’informazione non specializzati in affari religiosi che stanno mostrando curiosità e interesse non solo per i contenuti di un’assemblea che si confronta su una materia “sensibile” (la famiglia, le famiglie, i figli, l’amore, le ferite, le diverse forme di unione o di disunione) ma anche per le modalità di un confronto e di una consultazione che non hanno eguali.

Comunque vada a finire, quali che siano le conclusioni di questo sinodo straordinario, (la domanda in queste ore è se e in che modo le diverse anime della chiesa cattolica sapranno arrivare a una sintesi condivisa) un risultato è già raggiunto, e non è cosa da poco: la macchina sinodale, fuori dal garage, è stata rimessa in cammino. Con la sua complessità, i termini latini non proprio atti alla vulgata (come “relatio ante disceptationem” e “relatio post disceptationem”), ma in fondo la sua modernità, la sua validità metodologica.

Istituito da paolo VI nel 1965 per mantenere viva l’esperienza del Concilio Vaticano II, il sinodo era stato definito da Giovanni Paolo II “lo strumento validissimo della collegialità episcopale”. Eppure questo sulla famiglia è appena il terzo straordinario in quasi 50 anni, il primo su una questione pastorale- dottrinaria- teologica- sociale – religiosa e laica di così vasta portata. Gli altri due furono nel 1969 sulle conferenze episcopali e la collegialità dei vescovi e nel 1985 sull’applicazione del concilio vaticano II.

Papa Francesco ha affidato la riflessione sulla famiglia a un cammino, dentro la complessità del metodo sinodale, intrinsecamente conciliare, pieno, in fondo, di futuro, perché non è una macchina farraginosa ma è, appunto, un cammino, con i laici, i pastori, le famiglie, le chiese locali… Non è un caso che a conclusione di questo sinodo straordinario ci sarà a San Pietro la celebrazione della messa per la beatificazione di Paolo VI, il papa che portò a compimento il Concilio vaticano II, e che il Sinodo dei Vescovi lo aveva istituito, nel 1965.

E dire che la complessità che abbiamo visto in questi giorni (265 interventi la prima settimana, 10 circoli linguistici al lavoro la seconda settimana, con circa 700 emendamenti proposti alla relazione di metà percorso, quella, appunto “ante disceptationem”, il documento e il messaggio finali) è solo una tappa, in vista di un altro sinodo sulla famiglia, ordinario, già in programma per l’anno prossimo.

“Io non ho ricette nuove da portarvi”, disse Papa Francesco l’anno scorso ad Assisi, parlando ai consigli pastorali dell’Umbria, “non c’è ne ne sono, è diffidate da chi dice di averne”. Le ricette sono antiche, come non nuove sono le macchine finalmente in moto.