Sguardo dolce mano ferma

fotoIl Papa della tenerezza, in certi momenti della leggerezza, sorride giocando con una pallina al termine dell’udienza generale, mentre l’ex nunzio polacco Wesolowski accusato di pedofilia, è agli arresti domiciliari in Vaticano. Una storia di cronaca, quella che in questi giorni è sulle prime pagine dei giornali non solo italiani, ma con 2 aspetti inediti: l’arresto di un ex arcivescovo all’interno delle mura vaticane, e l’approvazione diretta del papa. Non era mai successo. Quanto avvenuto, ha dichiarato il portavoce vaticano Lombardi, “è conseguente alla volontà espressa del Papa, affinché un caso così grave e delicato venga affrontato senza ritardi, con il giusto e necessario rigore, con assunzione piena di responsabilità da parte delle istituzioni della Santa Sede”. La mano ferma e lo sguardo dolce. I due aspetti, complementari, della chiesa di papa Francesco. Una pastorale intelligente, coraggiosa e piena d’amore, chiese al concistoro straordinario sulla famiglia in vista del sinodo che si aprirà il 5 ottobre prossimo. Come dire: linea della misericordia. Il mistero di una chiesa che chiede -e ottiene- consolazione per il popolo di Dio, “padre misericordioso”, ha evocato domenica scorsa a Tirana, ai vespri, parlando a braccio, commosso, dopo la testimonianza di due martiri del periodo della dittatura. Ma sulla pedofilia non ci sono sconti per nessuno: “con i bambini non si scherza”, è la linea, chiara, inequivocabile. Lo aveva promesso ad alcune vittime, guardandole negli occhi, durante una messa a santa Marta, lo scorso luglio, quando puntò il dito contro i “lupi entrati nel gregge”: “non c’è posto nel ministero della Chiesa -aveva avvertito- per coloro che commettono abusi sessuali”, definiti un ” peccato” ma anche un “grave crimine”. “Una messa nera”, aveva detto rientrando dal Brasile lo scorso agosto.
Non sorprende, dunque, questo arresto: severità con i lupi per proteggere il gregge. Senza indugio.

Chiesa e pedofilia
Guarire le ferite

foto (1)Le parole di papa Francesco sulla pedofilia, oltre agli aspetti di contenuto, molto importanti, presentano diversi aspetti di novità metodologia.
1. Il papa parla in spagnolo, la sua lingua madre, attingendo alle radici più profonde di se stesso, del proprio cuore.
2. Parla in un’OMELIA, a Santa Marta, un luogo periferico della città del vaticano, che fino a un paio di anni fa pochi sapevano esistesse, ma divenuto centrale per leggere il suo pontificato.
3. Parla davanti all’altare, dopo la proclamazione delle letture, accanto a una statua della Madonna che porta in braccio un bambino, icona della chiesa madre.
4. Parla davanti a sei vittime di abusi da parte del clero. Persone adulte, ma che portano i segni, le cicatrici, di esperienze terribili vissute nell’infanzia.
5. Il coinvolgimento delle vittime in un percorso di riconciliazione e di risanamento risulta essenziale, qualificante, per la credibilità e la verità di quel processo di tolleranza zero contro la pedofilia già avviato già da Benedetto XVI e che papa Francesco sta proseguendo senza indugio (“con i bambini non si scherza”, aveva dichiarato in altra occasione sullo stesso argomento)
6. Il papa dà voce a un’angoscia e a un dolore suoi personali davanti a persone reali, storie concrete. Un campione dei tanti fascicoli aperti presso l’ex sant’uffizio.
7. Molte volte, nell’omelia, ricorrono parole come “cuore”, “occhi” o “sguardo”, che marcano un metodo: Papa Francesco si sente sotto uno sguardo divino da cui si lascia guardare, e a sua volta guarda le persone e le cose in un modo speciale. “Ho guardato negli occhi un uomo vero”, ha detto una delle vittime presenti a quell’incontro intervistata dal Boston Globe, auspicando che quell’omelia venga letta nelle chiese di tutto il mondo.
8. Per quanto  riguarda i contenuti, il papa è riuscito a dire in estrema sintesi tutto quanto andava detto sul tema, nel modo e nei toni giusti, più di quanto si sarebbe riuscito a fare con un documento o un atto formale. Aveva aperto le porte di Santa Marta alle vittime dalla sera prima, le aveva già incontrate a cena, si sarebbe soffermato con ciascuno di loro, senza fretta, per oltre tre ore dopo la celebrazione.
9. Assicurare che “non c’è posto nel ministero della Chiesa per coloro che commettono abusi sessuali”, riconoscere le responsabilità non solo di chi ha  si è macchiato di un ” peccato” che coincide con un “grave crimine”, ma anche di  quei capi della chiesa che hanno peccato di omissione non dando doveroso seguito a denunce o notizie di ceri fatti, dà consistenza a quella dinamica di misericordia e di perdono che il papa, contemporaneamente, invoca.
10. Un metodo e dei contenuti, quelli emersi, più efficaci di uno scritto, di un documento o delle linee guida contro la pedofilia che pure le conferenze episcopali di tutto il mondo stanno adottando. Il processo di risanamento per le vittime è imprescindibile per il processo di risanamento richiesto e avviato per la chiesa stessa. Che le vittime di un tempo siano coinvolte in questo doppio processo di risanamento, e che tanti uomini della chiesa di un tempo siano oggi additati come “lupi entrati nel gregge”, un altro segno di tempi nuovi.