Papa Francesco e le lacrime

Un pastore alla guida di un popolo, nelle immagini del papa che cammina per le vie di Roma, in processione da sant’Anselmo alla basilica di Santa Sabina, all’Aventino.

“Basta ipocrisie”, ha detto nell’omelia della messa delle ceneri: l’elemosina non si fa per essere ammirati, e nella preghiera ci deve essere spazio per le lacrime.

Il dono delle lacrime è un’invocazione ignaziana. Papa Francesco l’ha citata diverse volte. A Manila ha detto che ci sono realtà della vita che si possono vedere solo con gli occhi puliti dalle lacrime. Significativo che torni su questa immagine a inizio quaresima, per chiedere a vescovi e cardinali se piangono, e se pregano piangendo, perché solo gli ipocriti non sanno piangere.

In un Padre nostro il cuore di un pontificato

Intensa domenica di papa Francesco: all’angelus la denuncia della “piaga vergognosa” della tratta di esseri umani, nel pomeriggio la visita alla parrocchia romana di San Michele Arcangelo a Pietralata, alla periferia di Roma. Ma prima, a sopresa, il papa si è fermato a visitare un campo nomadi. Nessuno lo aspettava, ma tutti gli corrono incontro. Prima le donne e i bambini, poi anche gli uomini. Eccezionali scene di normalità. Nel padre nostro recitato in spagnolo (nel campo ci sono anche profughi dell’America Latina) c’è il senso semplice, profondo, di una fede, quasi il programma di un pontificato.

 

Sergio Mattarella, Auguri Presidente

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Un democristiano anomalo, lo ha definito Renzi, un cristiano che non ha mai ostentato la sua fede, lo ha descritto il cardinale di palermo Romeo. La presidenza della Cei gli ha Confermato leale collaborazione e Papa Francesco gli ha augurato di svolgere il suo alto compito al servizio dell’unita’. La Panda della sua prima uscita da Presidente ricorda l’utilitaria di papa Francesco. Così come l’auspicio “pregate per me” alla messa della prima domenica da Presidente è la stessa costante richiesta che il papa fa ad ogni occasione.
Facile che si intendano, i due, e non solo per lo stile sobrio ed essenziale di entrambi, ma anche per una radice antica che -chi l’avrebbe mai detto- accomuna il primo papa latino americano e il primo presidente palermitano, nel solco della tradizione più alta del cattolicesimo democratico italiano. E’ il concilio vaticano II, la sua idea di chiesa e di mondo, di laicità della politica.
Paolo VI, il papa del Concilio, che è stato e rimane un grande riferimento per Bergoglio, che lo ha recentemente proclamato beato, era stato formatore di giovani, e assistente della Fuci anche per la generazione di Sergio Matterella e di suo fratello Piersanti. Non sono molte le interviste video a Sergio Mattarella. Su you tube gira un prodotto artigianale, con le scritte in una nuvoletta, realizzato dal Movimento studenti dell’ Azione Cattolica, di cui Mattarella aveva fatto parte da ragazzo. Agli studenti, come riportano sul loro sito, parla di suo fratello Piersanti come “una persona normale che amava la vita e il futuro”, che aveva il senso della dignità e sapeva che si deve vivere in maniera decorosa, che bisogna rispettare le regole per il bene di tutti, il bene comune. Parole laiche, ma che poi si illuminano di una luce religiosa quando conclude che “la vita va impiegata spendendo bene, evangelicamente, i talenti che si sono ricevuti”. Parlava di suo fratello, ma forse anche di se stesso, Sergio Mattarella. Chissà come avrebbe reagito se qualcuno gli avesse detto che i suoi talenti avrebbe dovuto spenderli, di lì a qualche anno, da Presidente della Repubblica Italiana.