“Nella vita spirituale siamo come bambini”, ha detto papa Francesco agli studenti dei collegi pontifici romani ricevuti in udienza in Vaticano il 12 maggio. Lui stesso, che con i bambini va molto d’accordo (la sintonia è reciproca) pur non avendo nulla di infantile, ha qualcosa del bambino: l’essenzialità, la semplicità, la gioia, la verità senza finzioni, la trasparenza, perfino la nettezza delle valutazioni che non conoscono zona grigia.
C’è forse in questo un tratto di spiritualità, portato a esempio a una chiesa messa in cammino. Per Bernanos il santo è colui che non è mai uscito dall’infanzia. Bergoglio sembra essere entrato nell’infanzia da quando è papa, in un percorso, di natura spirituale, che riesce a controbilanciare tanti pesi. Da cardinale, ci ha raccontato monsignor Eduardo Garcia, vescovo di Buenos Aires che per molti anni è stato suo ausiliario, era sempre serio, ora è arrivato a dire che essere papa “è divertente”.
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Papa Francesco
La fonte e le radici
A poco più di un anno dall’inizio del pontificato i titoli di libri su papa Francesco sono tanti, anche se per la comprensione del suo magistero una funzione niente affatto secondaria ce l’hanno le immagini, come quasi quotidianamente cerchiamo di documentare con il nostro lavoro televisivo.
Una novità “di genere” sono il volume delle omelie da Santa Marta, “La verità è un incontro”, con prefazione di Federico Lombardi e introduzione di Antonio Spadaro (che ripropone in forma scritta i testi di omelie nate nella fluidità di un linguaggio a braccio nel confronto con la fonte della Scrittura) e la collana, appena inaugurata, dei 20 volumi della Biblioteca di Bergoglio, con una scelta di libri, classici e non, importanti per capire le radici culturali di questo papa. Tutto a cura di padre Spadaro, che abbiamo intervistato.
Papa Francesco,
Un grazie e un sorriso per Rainews24
Eravamo al di là delle transenne, per poter raccontare in diretta l’arrivo di papa Francesco alla chiesa di San Stanislao, dove doveva celebrare messa per la comunità polacca. Avevamo promesso ai fotografi e agli operatori che non avremmo intralciato il loro lavoro, e che pur essendo in diretta ci saremmo abbassati all’arrivo del papa, privilegiando, anche noi, le immagini alle parole, che avremmo usato fuori campo. Papa Francesco ha cominciato a salutare le persone al di là delle transenne, e quando è arrivato davanti a noi, si è incuriosito a vederci parlare quasi seduti a terra. Così il suo “grazie” agli operatori dell’informazione è diventato anche un “grazie” a Rainews 24, per “il lavoro che fate”. Un grazie e un sorriso che ripagano di tante fatiche.
FREI BETTO I nuovi temi della teologia della liberazione
Le periferie nel cuore
di papa Francesco
dibattito Kasper-Rodotà
La notizia che papa Francesco giovedì santo celebrerà la messa in “Coena Domini” presso la Fondazione Don Gnocchi di Roma, e che laverà i piedi ad anziani e disabili arriva insieme alla richiesta di cercare “forme sempre più profonde e autentiche nell’esercizio della collegialità sinodale” espressa in una lettera al Segretario generale del Sinodo dei Vescovi, il cardinale Lorenzo Baldisseri, in occasione della nomina a vescovo del sotto-segretario, Fabio Fabene. I gesti e le riforme, il pastore e l’uomo di governo, procedono insieme.
A cinquant’anni dal Concilio, papa Francesco afferma che “serve, quanto mai, ravvivare ancor di più lo stretto legame con tutti i Pastori della Chiesa”, e in riferimento al Sinodo esprime il desidero di “valorizzare questa preziosa eredità conciliare”.
Di una Chiesa più sinodale, non chiusa in se stessa, che non può ridursi a “un castello di carte”, e dove tutti possano sentirsi a casa, il cardinale Kasper ha parlato alla presentazione di “Con le periferie nel cuore”, di Raffaele Luise. Uno stile di apertura e di dialogo che il costituzionalista Stefano Rodotà ha detto di apprezzare come una delle novità più significative del nostro tempo.
Il papa e il presidente
A conclusione dell’incontro in vaticano, durato anche più del previsto, Papa Francesco non appariva sorridente come Obama.
Qualcuno ha commentato che nelle occasioni formali e rituali non è a suo agio come nei contesti più semplici, più informali. Chi lo segue con attenzione in realtà nota che lui è a suo agio con tutti,e sempre, anche se il suo volto esprime significati non sempre esplicitati a parole. In questo caso forse il suo volto voleva significare la differenza sostanziale, ontologica, tra un leader religioso (che è un’ autorità morale perchè prima è un’autorità spirituale), e il leader politico che è il più potente uomo della terra. Due uomini così si possono incontrare, possono dialogare, possono anche condividere percorsi e obiettivi comuni, ma senza dimenticare che uguali non sono. Si muovono su piani diversi. E’ in fondo quello che il papa continua a dire alla chiesa, che vuole lontana dal potere ma non certo fuori dalla storia.
Durante l’incontro con Obama Papa Francesco aveva, nei diversi momenti, uno sguardo cordiale, mite, fermo, ironico, disteso. Ha sorriso, ha rivolto gli occhi in basso, ha guardato diritto negli occhi…. Non era certo una persona non a suo agio.
“Non dimenticarti dei poveri” gli disse il suo amico cardinale salutandolo nella Cappella Sistina prima ancora che scegliesse il nome di Francesco.
Forse anche a loro, ai suoi poveri, il primo papa latino-americano della storia pensava mentre posava per la foto di rito con la delegazione americana. Sorriso smagliante solo di Obama. Se uno dei suoi poveri vedesse quella foto potrebbe facilmente pensare “non mi ha dimenticato”.
Francesco
Un anno da papa
Qualcuno l’ha definito un papato rivoluzionario. Lui, sin dal primo giorno, ha sottolineato la parola “normale”. Una normalità che però sconcerta. Vestiti semplici, la vita in comunità, una piccola auto, viaggiare con la borsa, la vicinanza a tutti, la ricerca dell’umiltà, dentro e fuori di sè. Non ultima la decisione di passare questo primo anniversario da papa in ritiro con la curia, fuori Roma, a rilfettere su “LA PURIFICAZIONE DEL CUORE”, lontano dai clamori. Papa Francesco come un bambù Giapponese, suggerisce con un’immagine un suo amico da quasi quarant’anni, padre Diego Fares, in un libro appena uscito. Una volta seminato, il bambù giapponese per sette anni ha una crescita quasi impercettibile, e poi, in sei settimane, cresce più di trenta metri”. Per lui tutto quello che Jorge Bergoglio aveva vissuto e pensato lontano dai riflettori sta ora “fiorendo” nelle parole e nei gesti di papa Francesco, che è una di quelle persone che, con l’età, “invece di appassire, fioriscono e danno il meglio di sé”. Forse un giorno tutto questo smetterà di sorprendere, perchè tutto quello che per papa Franceso è “normale” sarà diventato tale anche nella percezione collettiva. Quel giorno si potrà dire che la riforma della chiesa voluta da papa Fracnesco sarà in parte attuata.
Donne nella chiesa.A ciascuno la sua parte
A metà degli anni ’60, giovane professore al collegio argentino dell’Immacolata, Bergoglio non solo volle ammettere le donne in una rappresentazione teatrale, ma fu categorico nel richiederle per i ruoli loro propri.
L’episodio è riportato in un’intervista a un ex studente pubblicata sull’ultimo numero di Civiltà Cattolica.
Il collegio era maschile, e o si mettevano in scena opere senza personaggi femminili oppure i personaggi femminili erano rappresentati da uomini. Continua a leggere