Francesco papa da due anni

Se qualcuno ci avesse raccontato in anteprima quello che in questi 24 mesi abbiamo visto e sentito, avremmo pensato a un film, o a una storia nata dalla fantasia. E invece è la realtà. “Siamo qui”, disse lui quella sera del 13 marzo di due anni fa. “Siamo qui”, continua a dire, implicitamente, ogni giorno, nelle circostanze più diverse.
Dopo due anni ci sono riforme in corso, la chiesa come un cantiere: il gruppo dei 9 cardinali, le commissioni, il sinodo che il papa vorrebbe rendere permanente, una “macchina” pensata dal concilio e rimessa in movimento. Sinodalità e collegialità, perché le decisioni importanti si prendono all’interno di un cammino condiviso, questione di metodo ma anche di sostanza.

Hanno aperto tanti cammini, questi primi due anni di Papa Francesco, dentro e fuori la chiesa. Un papa “normale” ma instancabile, mosso da una fede che un giorno definì “la dolce e unica ossessione di ogni giorno per tutti i giorni”.
Per capire cosa ha smosso è centrale la questione della fede, e non tanto del concetto quanto dell’esperienza della fede. Condottiero che è condotto, Papa Francesco ha spesso lo sguardo fisso al tabernacolo, la mano che spesso accarezza la croce semplice che gli pende al collo.
Non è prevista una festa per i due anni di pontificato ma una celebrazione penitenziale: la gioia del perdono, del resto, si può provare solo riconoscendosi peccatori. “Siamo ministri della Misericordia”, ha ricordato ai confessori. “Anche il più grande peccatore davanti a Dio è terra sacra”. Alla chiesa, ai cristiani, ha indicato che due sono le strade possibili: o l’amore o l’ipocrisia. Altra strada non c’è.

Papa Francesco, lo sguardo delle donne

In occasione dell’8 marzo papa Francesco ha mandato al termine dell’angelus il suo saluto a tutte le donne. Ha detto che un mondo dove le donne sono emarginate è un mondo sterile, poi ha aggiunto parole non previste dal testo scritto, evidentemente aggiunte di suo pugno. Riguardano lo sguardo diverso delle donne, la loro capacità di capire il mondo con occhi diversi, di sentire le cose con cuore più creativo, più paziente, più tenero.
Dice soprattutto che queste capacità si possono trasmettere, come la vita. Una strada tutta da percorrere.



CL dal papa

L’udienza a San Pietro, per il popolo di CL, è come un ritorno alle radici di un’esperienza religiosa prima che sociale. Migliaia di persone e 47 paesi rappresentati. In piazza si riascoltano alcune testimonianze di don Giussani, scomparso da 10 anni, il fondatore che non aveva mai inteso “fondare niente”, come ricorda  papa Francesco, citandolo nel suo discorso. Per lui era urgente “ritornare agli aspetti elementari del cristianesimo”, cioè “la passione del fatto cristiano come tale nei suoi elementi originali”. Un’ urgenza che è in fondo di ogni tempo.

Papa Francesco e le lacrime

Un pastore alla guida di un popolo, nelle immagini del papa che cammina per le vie di Roma, in processione da sant’Anselmo alla basilica di Santa Sabina, all’Aventino.

“Basta ipocrisie”, ha detto nell’omelia della messa delle ceneri: l’elemosina non si fa per essere ammirati, e nella preghiera ci deve essere spazio per le lacrime.

Il dono delle lacrime è un’invocazione ignaziana. Papa Francesco l’ha citata diverse volte. A Manila ha detto che ci sono realtà della vita che si possono vedere solo con gli occhi puliti dalle lacrime. Significativo che torni su questa immagine a inizio quaresima, per chiedere a vescovi e cardinali se piangono, e se pregano piangendo, perché solo gli ipocriti non sanno piangere.

In un Padre nostro il cuore di un pontificato

Intensa domenica di papa Francesco: all’angelus la denuncia della “piaga vergognosa” della tratta di esseri umani, nel pomeriggio la visita alla parrocchia romana di San Michele Arcangelo a Pietralata, alla periferia di Roma. Ma prima, a sopresa, il papa si è fermato a visitare un campo nomadi. Nessuno lo aspettava, ma tutti gli corrono incontro. Prima le donne e i bambini, poi anche gli uomini. Eccezionali scene di normalità. Nel padre nostro recitato in spagnolo (nel campo ci sono anche profughi dell’America Latina) c’è il senso semplice, profondo, di una fede, quasi il programma di un pontificato.

 

Sergio Mattarella, Auguri Presidente

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Un democristiano anomalo, lo ha definito Renzi, un cristiano che non ha mai ostentato la sua fede, lo ha descritto il cardinale di palermo Romeo. La presidenza della Cei gli ha Confermato leale collaborazione e Papa Francesco gli ha augurato di svolgere il suo alto compito al servizio dell’unita’. La Panda della sua prima uscita da Presidente ricorda l’utilitaria di papa Francesco. Così come l’auspicio “pregate per me” alla messa della prima domenica da Presidente è la stessa costante richiesta che il papa fa ad ogni occasione.
Facile che si intendano, i due, e non solo per lo stile sobrio ed essenziale di entrambi, ma anche per una radice antica che -chi l’avrebbe mai detto- accomuna il primo papa latino americano e il primo presidente palermitano, nel solco della tradizione più alta del cattolicesimo democratico italiano. E’ il concilio vaticano II, la sua idea di chiesa e di mondo, di laicità della politica.
Paolo VI, il papa del Concilio, che è stato e rimane un grande riferimento per Bergoglio, che lo ha recentemente proclamato beato, era stato formatore di giovani, e assistente della Fuci anche per la generazione di Sergio Matterella e di suo fratello Piersanti. Non sono molte le interviste video a Sergio Mattarella. Su you tube gira un prodotto artigianale, con le scritte in una nuvoletta, realizzato dal Movimento studenti dell’ Azione Cattolica, di cui Mattarella aveva fatto parte da ragazzo. Agli studenti, come riportano sul loro sito, parla di suo fratello Piersanti come “una persona normale che amava la vita e il futuro”, che aveva il senso della dignità e sapeva che si deve vivere in maniera decorosa, che bisogna rispettare le regole per il bene di tutti, il bene comune. Parole laiche, ma che poi si illuminano di una luce religiosa quando conclude che “la vita va impiegata spendendo bene, evangelicamente, i talenti che si sono ricevuti”. Parlava di suo fratello, ma forse anche di se stesso, Sergio Mattarella. Chissà come avrebbe reagito se qualcuno gli avesse detto che i suoi talenti avrebbe dovuto spenderli, di lì a qualche anno, da Presidente della Repubblica Italiana.

Papa Francesco Viaggio in Asia 2

Filippine (15- 19 gennaio)

Dopo lo Sri Lanka, il racconto di Rainews della visita di Papa Francesco nelle Filippine è proseguito secondo la nostra modalità fatta di continue dirette, più possibile dentro gli eventi, e poi di servizi, commenti e interviste, dei “punti” di giornata con padre Antonio Spadaro, direttore di La Civiltà Cattolica e del live Twitting per il sito rainews.it. Come per lo Sri Lanka anche per le Filippine si propongono di seguito alcune tappe di un viaggio ricco e di un racconto composito.

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Il tweet book con le foto è visibile al link http://beta.trytweetbook.com/book/104307/PDF

Papa Francesco a Manila, l’unico paese dell’Asia a maggioranza cattolica insieme a Timor Est. Già all’aeroporto esplode la festa: tanti cattolici e tanti giovani, i due terzi della popolazione. Paese pieno di energia ma anche di povertà e di sofferenza. Nocciolo del messaggio, dice il papa arrivando, saranno i poveri che hanno sofferto il tifone Yolanda ma vogliono andare avanti con fede e speranza. Papa Francesco viene a portare, con misericordia e compassione, conforto a un paese chi si sta ricostruendo, in tempi in cui anche il rapporto tra l’uomo e la natura va risanato. Dai cieli d’oriente, volando da Colombo a Manila parla d’Europa e di libertà d’espressione: un diritto, ma nel rispetto delle diverse sensibilità, e senza offendere nessuno. Nel video, padre Antonio Spadaro illustra il logo e il tema della visita di Papa Francesco nelle Filippine

foto (3)Il papa tra la gente. C’è un popolo che accompagna il suo passaggio per le vie di Manila. A pochi passi dalla cattedrale c’è un centro per l’accoglienza dei bambini. Ce ne sono 2-300 per il fuori programma che Papa Francesco regala a una giornata intensa: un bimbo non gli lascia la mano, non si capisce chi tra i due stia accompagnando l’altro. Lo scambio dei doni regala ancora abbracci. Che sembrano non finire mai. E forse è proprio l’abbraccio una delle immagini simbolo di questa giornata di Papa Francesco a Manila. Il popolo, i poveri. Alle autorità Papa Francesco ha raccomandato di ascoltare la loro voce, di spezzare le catene dell’ingiustizia e dell’oppressione, da cui nascono scandalose disuguaglianze sociali. Anche alla Chiesa ha chiesto di riconoscere e combattere le cause della disuguaglianza e dell’ingiustizia, ricordando a vescovi e religiosi che ogni ministero pastorale nasce dall’amore, ed è un ministero di riconciliazione. Altro abbraccio con la folla, che per Papa Francesco non è mai anonima ma fatta, sempre, di volti, di storie e di persone, allo stadio per l’incontro con le famiglie. Discorso in inglese, come previsto in questo viaggio, ma in qualche passaggio emergono le lingue del cuore, lo spagnolo e l’italiano. Il servizio e poi il punto della giornata con padre Antonio Spadaro.

A Tacloban, sull’isola più colpita da tifone Yolanda, ad accogliere Papa Francesco il calore e la tenacia della gente, ma anche pioggia e vento. La messa inizia con anticipo. Il papa porta, come tutti, l’impermeabile. Chiede il permesso di pronunciare l’omelia in spagnolo. Si affida al traduttore, ma regala una meditazione a braccio che commuove tutti. Sono per lo più superstiti e familiari di vittime del tifone, la gente più ferita dalla violenza di una natura che “se la schiaffi ti schiaffa” ha detto Papa Francesco arrivando a Manila da Colombo. Agli schiaffi del vento risponde la carezza del papa. Rivela di aver sentito di dover venire vedendo le immagini della catastrofe di 14 mesi fa. Ricorda quanto avvenne per Lampedusa. Direte: “forse è un po’ tardi”, quasi si giustifica. Chi ha perso casa e famiglia potrebbe sentirsi abbandonato, ma Gesù dalla croce, dice ai credenti, non abbandona mai nessuno. E da lì che ha conosciuto tutte le calamita possibili ed è capace di piangere con gli uomini, di accompagnarli nei momenti più difficili della vita. Il papa stesso, fattosi compagno di strada, nel silenzio della preghiera accompagna questa gente. Rimanda all’amore, compassione, tenerezza della madonna che non abbandona nessuno. “Andiamo avanti”, incoraggia, continuiamo a lottare, come fratelli camminiamo insieme. La prosecuzione della giornata vede un’accelerazione continua. Tutte le tappe toccate velocemente: l’incontro con alcuni superstiti, la visita al centro per i poveri, il saluto ai religiosi in cattedrale. Qui salta il discorso e anche la preghiera, solo un’Ave Maria e una benedizione. Il papa che spiega, in italiano, perché. C’è un tifone che gira, si consiglia di lasciare l’isola al più presto. Di corsa all’aeroporto. Rientro a Manila anticipato di 4 ore. Ancora un saluto, un sorriso, un abbraccio. Lo zuccotto che vola via. Il sorriso mite di Papa Francesco, una carezza più forte degli schiaffi del vento. A Manila arriva sorridente, lo zuccotto lo tiene stretto prima che voli. I saluti, una festa. Il servizio e poi l’approfondimento con padre Antonio Spadaro

Papa Francesco papa Filippino, grida una moltitudine di persone che la pioggia non scoraggia. La messa con Papa Francesco coincide con la festa del santo Nino. Gesù bambino portato da Magellano nel 1521, inizio dell’evangelizzazione in quest’arcipelago. Ritrovare la saggezza dei bambini, invita Papa Francesco: interiormente bisogna essere come loro. Protezione delle famiglie e di quella famiglia più importante che è la chiesa, invoca. Dio ha creato il mondo come un giardino, splendido, di cui avere cura, ma l’uomo ne ha sfigurato la naturale bellezza, e ha creato strutture sociali che hanno reso permanente la povertà l’ignoranza e la corruzione. Contraddizioni evidenti, in questo paese. Prima della messa, con i giovani presso l’università più grande d’Asia, Papa Francesco ancora una volta mette da parte il testo preparato, in inglese, e parla a braccio in spagnolo. La realtà è più importante dell’idea, spiega, e anche dei discorsi preparati. E La realtà che ha davanti, alla quale risponde, è fatta dalle lacrime di una ex ragazza di strada, poco più che una bambina, che non riesce a completare la domanda, strozzata. Le sue lacrime che sono una preghiera, e nascondono l’unica domanda che non ha risposta, quella a cui le parole non bastano. Ci sono realtà della vita che si possono cogliere solo con gli occhi pieni di lacrime, dice il papa. All’inizio dell’incontro aveva chiesto di usare il linguaggio universale del silenzio, per pregare per la volontaria morta a Tacloban, 27 anni, figlia unica. “Non abbiamo bisogno di giovani museo, ma di giovani saggi e sapienti, in grado di usare il linguaggio della mente, del cuore e delle mani”, è l’invito. Giovani moralmente integri e che si prendano cura del creato, ma che soprattutto, sappiano cogliere la sfida dell’amore: “la cosa più importante da apprendere nella vita è amare”. È il messaggio, essenziale, che Papa Francesco lascia, da Manila, all’Asia e al mondo.

Una cerimonia sobria ma piena di calore all’aeroporto di Manila per salutare papa Francesco in partenza per Roma. Lui sorridente, la valigetta nera cui siamo abituati, il passo spedito di quando bisogna andare: in fretta, senza indugio. Torna a casa il papa Filippino, che in realtà una casa non ce l’ha, o meglio non ne ha una sola perché la sua casa e il mondo, i suoi fratelli in tutti i popoli e in ogni credo, come ha testimoniato, ancora qualche giorno fa, in Sri Lanka. C’è finalmente il sole a Manila, per l’ultimo saluto che è un arrivederci, dopo le lunghe ore della pioggia che ha inzuppato i 6 milioni arrivati per la messa del santo Nino, avvio di un nuovo impegno missionario per una chiesa che si avvia a celebrare i 500 anni dall’inizio dell’evangelizzazione. Chiesa giovane, come la maggioranza della popolazione di quaggiù. Tante le corde toccate in questi giorni intensi. Il papa nel tifone, a Tacloban, con la cerata gialla e un’omelia a braccio che rimarrà una meditazione spirituale delle sue più alte. Chi ha perso casa e famiglia, dice ai superstiti del tifone Yolanda, potrebbe sentirsi abbandonato, ma Gesù dalla croce, ha conosciuto tutte le calamità possibili. È da li che non abbandona nessuno, ed è capace di piangere con gli uomini, di accompagnarli nei momenti più difficili della vita e della storia. Molti piangono. Altre lacrime muovono il papa ad un altro discorso a braccio, ancora, in spagnolo. Sono quelle di una ex ragazza di strada, si dice così – ma è poco più di una bambina-. All’incontro con i giovani non riesce a finire la sua testimonianza, e smette di parlare nelle lacrime e nell’abbraccio del papa. Che in quegli occhi femminili pieni di lacrime legge una preghiera alta, una domanda, che può fare a meno di parole. Del modo di sentire delle donne, del loro sguardo sul mondo c’è oggi bisogno, dice il papa. Ne ha bisogno il futuro. Dicono futuro i bambini, che il papa ha incontrato in un fuori programma fatto di abbracci e sguardi, tra i momenti più intensi di questo viaggio. Dicono futuro le famiglie che il papa ha abbracciato in uno stadio festante. Un viaggio importante come ogni viaggio. Tanti significati, questa volta, tra lacrime e sorrisi, dolore e speranza, parole e silenzi, il sole e la pioggia, il vento che sferza ma il sole che torna.

fotoNel video che segue, il cardinale Tagle, arcivescovo di Manila, commenta alcuni momenti della visita del papa.

Papa Francesco è rimasto colpito dall’energia del popolo filippino, ci ha raccontato il preside della Loyola school of theology di Manila José Quilongquilong. Nel video, l’intervista.

A conclusione del viaggio in Asia, Sri Lanka e Filippine. Da Manila commento di padre Antonio Spadaro.

Papa Francesco è appena arrivato a Roma, e da Manila con Antonio Spadaro commentiamo la conferenza stampa sul volo di ritorno.

Papa Francesco Viaggio in Asia

Sri Lanka (12- 15 gennaio)
Il racconto di Rainews della visita di Papa Francesco in Sri Lanka si è snodato attraverso continue dirette e servizi, commenti e interviste, i “punti” di giornata con padre Antonio Spadaro, direttore di La Civiltà Cattolica e il live Twitting per il sito rainews.it.
Si propongono di seguito alcune tappe di un percorso composito, fatto di più piani.
Il tweet book con le foto è visibile al link http://t.co/sJeeznV1De
Nel video, il commento da Colombo di Padre Antonio Spadaro al discorso di Papa Francesco al corpo diplomatico accreditato presso la santa sede, ricevuto alla vigilia della partenza per lo Sri Lanka.

Una festa colorata per Papa Francesco all’aeroporto di Colombo. Lui scende la scaletta in fretta, ringrazia per l’accoglienza calorosa. “In Asia si deve andare“: una sua convinzione. Vi è arrivato per la seconda volta dopo la visita dello scorso agosto in Corea. Il saluto dei bambini, poi gli inni, gli onori militari le salve di cannone, il discorso del neo presidente Sirisena. Il papa Parla in inglese, come farà per l’intero viaggio, sia qui nelle Filippine.
Ricorda che questa è una visita pastorale, per incoraggiare i cattolici dell’isola, per proclamare il primo santo dello Sri Lanka, il beato Vaz, esempio di carità cristiana e di rispetto per ogni persona, senza distinzione di etnia o di religione. Ma c’è anche un’altro scopo per questa visita: confermare il desiderio della comunità cattolica di partecipare attivamente della vita di una società che ha conosciuto conflitti e divisioni.
“E’ una costante tragedia del nostro mondo che molte comunità siano in guerra tra di loro”, dice Papa Francesco. “L’incapacità di riconciliare le diversità e le discordie, antiche o nuove che siano, ha fatto sorgere tensioni etniche e religiose, accompagnate frequentemente da esplosioni di violenza”.
Una folla in festa saluta l’arrivo in città di Papa Francesco, venuto a parlare di pace, riconciliazione, solidarietà, per curare le ferite, sapendo che ogni opera di ricostruzione deve guardare a infrastrutture e bisogni materiali, ma anche, e soprattutto, alla dignità umana. E non è un caso che sia per un incontro interreligioso il sui secondo discorso, dopo un incontro informale con i vescovi e la visita di cortesia al presidente della repubblica.

Francesco, terzo papa a visitare lo Sri Lanka dopo Paolo VI nel 1970 e Giovanni Paolo II 20 anni fa. Riconciliare, risanare le ferite, ha detto, appena arrivato, a un paese uscito da pochi anni da una lunga guerra civile. Tutti, dice il papa, devono essere liberi di esprimere le proprie preoccupazioni, i propri bisogni, le proprie aspirazioni e le proprie paure, devono essere pronti ad accettarsi l’un l’altro, a rispettare le legittime diversità per imparare a vivere come un’unica famiglia. Visita pastorale, ma anche da risvolti civili. Nel pomeriggio l’incontro interreligioso con le 4 comunità più grandi del paese. Gesti simbolici, un canto buddista, una benedizione musulmana e una indù. Religioni che condividono, dice il papa, un desiderio di sapienza, di verità e di santità. Il papa insiste su alcune parola chiave nel rapporto tra le religioni:. RISPETTO, collaborazione, amicizia. Tappe di un cammino perchè la solidarietà fraterna diventi balsamo per i bisogni del mondo.
Poi l’appello: “Per il bene della pace, non si deve permettere che le credenze religiose vengano abusate per la causa della violenza o della guerra.
Dobbiamo essere chiari e non equivoci nell’invitare le nostre comunità a vivere pienamente i precetti di pace e convivenza presenti in ciascuna religione e denunciare gli atti di violenza quando vengono commessi.”

La chiesa dello Sri Lanka ha il suo primo santo, proclamato da Papa Francesco, a 20 anni dalla beatificazione, nello stesso luogo, da parte di Giovanni Paolo II. Tanta gente, gruppi, famiglie… Una messa in cui suono risuonate diverse lingue: tamil, singalese, inglese.
Giuseppe Vaz, sacerdote missionario vissuto tra 6 e 700, arrivato qui dall’India, evangelizzò questa terra non solo con le parole ma soprattutto con l’esempio della vita, sottolinea Papa Francesco. In tempi di persecuzione religiosa, si vestiva come un mendicante, incontrava i fedeli in segreto, spesso di notte. Papa Francesco ne rimarca le caratteristiche che lo rendono attuale: Sacerdote esemplare, che seppe pazientemente affrontare anche la sofferenza per la causa del Vangelo, testimone di come le divisioni religiose vadano superate nel servizio della pace.
La libertà religiosa è un diritto umano fondamentale, dice il papa. Ogni individuo dev’essere libero, l’autentica fede religiosa non porta alla discriminazione, all’odio e alla violenza, ma al rispetto per la sacralità della vita, al rispetto per la dignità e la libertà degli altri. E poi lo zelo missionario che portò Giuseppe Vaz a offrire la verità e la bellezza del Vangelo in un contesto multi-religioso, con rispetto, dedizione, perseveranza e umiltà. Sul suo esempio Papa Francesco invita i cristiani di questo paese a dare un contributo ancora maggiore alla pace, alla giustizia e alla riconciliazione nella società srilankese.

La visita al santuario mariano di Mahdu, in territorio tamil, è l’ultima tappa pubblica della visita di Papa Francesco nello Sri Lanka, alla presenza di diverse famiglie che hanno sofferto nel lungo conflitto che ha lacerato il cuore del paese. Il papa ricorda le tante persone che dal nord e dal sud, sono state uccise nella terribile violenza e nello spargimento di sangue della guerra civile, ma dice anche che proprio qui, in questo santuario, Tamil e Singalesi giungono come membri di un’unica famiglia. Da qui rilancia dunque lo sforzo, difficile, del perdonare e trovare la pace. Invoca il balsamo del perdono che possa produrre vera guarigione per tutti.
Proprio ai cristiani del paese Papa Francesco ha chiesto un contributo ulteriore per la pace, la giustizia e la riconciliazione. Lo ha fatto a Colombo, durante la messa per la canonizzazione di Giuseppe Vaz, sacerdote esemplare, Testimone, ai suoi tempi, tra 6 e 700, di come le divisioni religiose vadano superate nel servizio della pace. Messaggio attualissimo. La libertà religiosa è un grande tema rilanciato qui dal papa come diritto umano fondamentale. l’autentica fede religiosa, ha detto il papa, non porta a discriminazione, all’odio e violenza, ma al rispetto per la sacralità della vita, al rispetto per la dignità e la libertà degli altri.
Il secondo viaggio in Asia di Papa Francesco procede alla volta delle Filippine, piagate, più di un anno fa dal tifone Iolanda. 15 milioni di persone coinvolte, 7 -8 mila morti, 500 mila edifici distrutti. Anche qui ci sono non solo case da ricostruire ma anche cuori da risanare.
Nel video, la nostra visita a una moschea di Colombo.